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Castaway On The Moon

Regia di Hae-jun Lee vedi scheda film

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La recensione su Castaway On The Moon

di pazuzu
8 stelle

Kim Seong-geun è indebitato fino al collo, non ha un lavoro né una ragazza, quindi, in preda alla disperazione, prova a suicidarsi gettandosi da un ponte sul fiume Han, ma anziché in paradiso si risveglia su un lembo di terra disabitato sito al centro del fiume e di Seul: da lì vede la metropoli ma non sa arrivarci a nuoto, ha il cellulare scarico, ed è troppo lontano perché qualcuno possa sentire le sue urla. In uno dei palazzi sulla sponda opposta del fiume abita Kim Jung-yeon, quella che i sociologi definiscono una hikikomori: da 3 anni non esce dalla propria stanza se non per andare in bagno (quando i genitori non la vedono), dorme in un armadio, il suo unico impegno (che lei chiama lavoro) è quello di inventarsi un'identità su internet, l'hobby quello di fotografare la Luna, l'unico posto in cui essere soli non può generare sensi di colpa. Un giorno, per caso, durante una delle sue perlustrazioni fotografiche, puntando l'isolotto scorge quel curioso uomo solitario che ha scritto "HELP" a caratteri cubitali sulla battigia, e pensa di essere entrata in contatto con un alieno.
Miracolosamente in bilico tra dramma e commedia (sentimentale), Castaway On The Moon è un oggetto unico, fuori dal comune e fuori di testa come i suoi protagonisti. E, probabilmente, come lo stesso regista Lee Hae-jun, che deve essersi divertito non poco nel filmare il bizzarro incontro di queste due personalità eccentriche e totalmente (e diversamente) isolate. Non è impresa facile mantenere un tono uniforme e coerente di fronte ad un plot di questo tipo, l'equilibrio tra il forte impianto grottesco e le evoluzioni emotive di Kim e Kim è labile, ma il regista mostra notevole talento nel saperlo gestire, riuscendo a trattare il tema della solitudine con formidabile leggerezza e innegabile originalità. Ed è notevole il contributo degli attori, soprattutto del protagonista maschile Jeong Jae-yeong, che sa essere autoironico e fisico, ma al contempo sobrio e mai sopra le righe. Il suo Kim cerca inizialmente di tornare sulla terraferma, poi, dopo aver rischiato di affogare ed aver passato in rassegna tutte le difficoltà da cui aveva scelto di fuggire, decide che forse gli conviene restare lì, dove le carte di credito possono avere una destinazione più originale che quella di accumulare debiti, dove si può trovare senza sforzi (né soldi) una bella casa galleggiante a forma di papero, dove si può assaporare il gusto del piccione allo spiedo, e dove la noia assoluta può diventare per un uomo la massima aspirazione. Partendo da questi presupposti va da sé che l'"HELP" inciso a terra si trasforma in un più gioviale e beffardo "HELLO". Incuriosita dai suoi insoliti comportamenti, la ragazza decide di rispondere all'alieno attraverso il vecchio metodo del messaggio nella bottiglia. Ma per farlo dovrà uscire, trovare la forza per evadere dal carcere delle propria depressione e tornare sull'inospitale pianeta Terra con lo stesso coraggio (ma preferibilmente un equipaggiamento più consono) con cui Armstrong andò sulla Luna. Kim e Kim sono due facce della stessa medaglia, due disadattati che vivono i loro disagi in maniera radicalmente diversa: lui (suicida fallito) è approdato per caso ad una solitudine fatta di spazi aperti e zero confini, lei invece se l'è scelta, chiudendosi in gabbia da sé con tanto di lucchetto. Riusciranno a completarsi?
Lee Hae-jun è un regista da seguire, e Castaway On The Moon (suo secondo film, trionfatore al Far East Film Festival 2010) è un vero gioiello: girato con delicatezza di tocco non comune, poetico, surreale e deliziosamente squinternato, lascia lo spettatore con un sorriso ebete stampato sul viso.

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