Espandi menu
cerca
Mr. Beaver

Regia di Jodie Foster vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Stuntman Miglio

Stuntman Miglio

Iscritto dal 28 marzo 2010 Vai al suo profilo
  • Seguaci 126
  • Post -
  • Recensioni 1326
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Mr. Beaver

di Stuntman Miglio
4 stelle

Depressione e famiglia al centro del terzo lavoro da regista di Jodie Foster, un'attrice d'indubbio talento ma autrice ancora in cerca di una propria cifra stilistica. Il suo "Mr. Beaver", purtroppo, convince poco, meno dei precedenti "Il mio piccolo genio" e "A casa per le vacanze" che dalla loro avevano perlomeno uno script meno forzato ed ambizioso. Non che l'idea della pupazzo-terapia non avesse il suo potenziale ma a convincere poco sono le modalità in cui questa si manifesta dopo il tentato suicidio di un padre di famiglia irrimediabilmente afflitto da un apatico male di vivere. E' così che, all'improvviso e quasi per caso, Mel Gibson si trova ad interagire con familiari e colleghi attraverso un castoro di peluche attaccato al braccio. Marito assente, padre odiato e compatito, dirigente d'azienda (ovviamente di giocattoli) impalpabile, l'ormai ex lethal weapon, torna alla vita come istrionico ma improbabile burattinaio di sé stesso. La terapia auto-imposta al limite dello sdoppiamento di personalità pare funzionare ma in realtà conduce l'uomo sul baratro di una crisi ancora più grande: quella della dipendenza da roditore che gl'impedisce di fare a meno di un alter-ego anche per fare l'amore con la propria consorte. Per trovare qualcosa di buono nel film della Foster, bisogna tagliare via nascita e morte di Mr. Beaver e concentrarsi sulla sua ascesa ottimamente manovrata da un istrionico Mel Gibson che sarà anche un omino discutibile ma, come attore, conserva ancora quel carisma sufficiente a lasciare il segno nei propri film. Un'oretta in cui la pellicola riesce a trovare il suo equilibrio fra depressione e follia, coadiuvata da un buon lavoro interpretativo (la regista ma anche Yelchin e la Lawrence sono comprimari di lusso) e da una messa in scena sobria e senza colpi di testa. L'incipit raffazzonato però si fa sentire e l'evoluzione della storia guida lo spettatore verso estremismi narrativi che lasciano perplessi tanto sulla sorte del protagonista quanto su quella del figlio ribelle che instaura una prevedibile storiella con una coetanea altrettanto disagiata (di riflesso). Come dire che retorica e buonismo sono comunque dietro l'angolo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati