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Il canto di Paloma

Regia di Claudia Llosa vedi scheda film

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La recensione su Il canto di Paloma

di maurizio73
6 stelle

Alla morte dell madre, vecchia e malata, la giovane Fausta si ritrova da sola a dover affrontare la condizione di estrema indigenza nella favela di Lima in cui vive e l'irrazionale paura verso il mondo che ,secondo una superstizione locale, ha ereditato dal latte materno a causa della violenza subita dalla genitrice durante i difficili anni della dittatura.
Costretta ad accettare il lavoro di domestica presso la casa di una ricca signora bianca per far fronte alle spese del funerale e soffrendo per i gravi disturbi causati da un rudimentale metodo anticoncezionale, riuscirà con fatica a superare le sue paure ed aprirsi al mondo con un rinnovato canto di fiducia e di speranza.

 

 

Nipote d'arte (il nonno è il premio nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa) e discendente della buona borghesia peruviana, la giovane Claudia Llosa centra il bersaglio grosso (Orso d'oro al Festival di Berlino 2009 e  Miglior film straniero agli Oscar 2010) con questo dramma intimo e sociale che vibra degli accenti lirici di una tradizione popolare in cui si mescolano insieme le radici di una profonda spiritualità ancestrale e le drammatiche ricadute di una segregazione civile che la tormentata storia delle popolazioni indio dell'America Latina si porta dietro ben prima dei rivolgimenti politici ed autocratici degli anni '80.

 

 

Frutto di un soggetto e di una sceneggiatura che alternano con equilibrio e competenza tanto le ragioni più autentiche del cinema di impegno civile (la marginalità sociale delle popolazioni autoctone, le sperequazioni sociali ed economiche di una borghesia europea dominante, le spaventose ricadute di una sottocultura di ignoranza e di paura, il retaggio di un'epoca buia di terrore e sopraffazione) che l'accorata drammaturgia di un racconto di formazione ed emancipazione sessuale, il film della Llosa si cimenta come un piccolo saggio antropologico nelle ragioni di una materia tanto difficile quanto (apparentemente) scontata, giocandosi la carta della poesia quale chiave di interpretazione di un mondo di sofferenze ed umiliazioni in cui precipita sin da subito (il film si apre con la dolorosa morte della madre) la sua bellissima ed indifesa protagonista.

 

 

 

 

Se l'atteggiamento di una sfaccettata sensibilità femminile (è una storia quasi escusivamente abitata da donne) e l'ingenuità di alcune soluzioni figurative danno al film un registro latamente ricattatorio (il peso di una dolorosa eredità che la giovane Fausta è chiamata da sola a scrollarsi di dosso), rimane il valore autentico e prezioso di un realismo magico che alterna con straordinaria maturità il naturalismo della descrizione d'ambiente (la favela, l'inumazione del corpo della madre, il matrimonio della cugina, i costumi e l'ipocrisia della ricca borghesia bianca) con le sottigliezze di uno studio psicologico in cui i silenzi e gli sguardi della protagonista sono più eloquenti dei riferimenti simbolici evocati delle struggenti nenie che vorrebbero esorcizzare le paure verso un mondo sconosciuto e ostile. 
Forse eccessivamente appesantito da questi sottotesti legati alla fertilità della donna (nella cui vagina possono pure germogliare le patate,sic!) come elemento vitale e liberatorio da una cultura oppressiva e mortificante e vincolato ad una struttura narrativa con alcuni evidenti passaggi a vuoto ed altri inseriti a forza, è un film singolare e discontinuo che si aggrappa allo sguardo meraviglioso ed incantato della sua ingenua protagonista, una Magaly Solier nella cui dolorosa biografia la regista ha rinvenuto gli elementi identificativi del personaggio che aveva in mente per la giovane Fausta e che le hanno di fatto aperto le porte del cinema internazionale.

 

 

 

 

Bellissime le musiche di Selma Mutal che, insieme alla regista e autrice ed alla direttrice della fotografia Natasha Brier compongono un cast tecnico tutto al femminile. Oltre ai riconoscimenti già ricordati anche il PREMIO FIPRESCI per la Llosa alla Berlinale 2009.

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