Regia di Claudia Llosa vedi scheda film
La ventenne peruviana Faustina (Solier) si guadagna da vivere facendo la hostess per i matrimoni e la cameriera presso un'altolocata musicista bianca. Fin da piccola ha succhiato "il latte del dolore" (da cui La teta asustada del titolo originale), che la fa vivere nel timore incessante che qualcuno la possa violentare, proprio come è capitato a sua madre, che subì torture inenarrabili dai suoi stupratori. Onde evitare che le possa accadere altrettanto, Faustina vive con una patata conficcata nella vagina, esponendosi così a infezioni e malattie.
Patrocinata da Amnesty International, l'opera seconda di Claudia Llosa, che si è aggiudicata l'Orso d'oro al festival di Berlino, è indubbiamente coraggiosa e originale. In essa il terrorismo che ha insanguinato il Perù negli anni '80 è rievocato in maniera ellittica e la Storia si stempera nella vicenda persona della protagonista, vissuta tra i matrimoni popolari incredibilmente pacchiani e la algide stanze della donna presso la quale presta servizio. Sfiorando ripetutamente il registro del grottesco, con squarci che richiamano il cinema di Jacques Tati, il film procede con una cadenza incolore e lentissima come le nenie in lingua quechua di Magaly Solier, notissima in patria come cantante.
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