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Luci lontane

Regia di Aurelio Chiesa vedi scheda film

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La recensione su Luci lontane

di mm40
3 stelle

Bernardo, da poco vedovo, ha un bambino che crede di vedere ancora la mamma. Naturalmente non gli crede, ma sarà costretto a cambiare opinione quando la donna comparirà anche davanti a lui. Eppure, per quanto del tutto identica alla moglie morta, questa nuova donna non ha alcun ricordo di Bernardo e ha un carattere molto diverso. L'uomo, nello sconforto, trova riparo emotivo presso la maestra del figlioletto, Renata, che custodisce la chiave del mistero.

 

Film a due strati, questo Luci lontane, a suo modo imprevedibile e ambizioso; parte come un drammone di famiglia, con risvolti tragico-lacrimevoli, e si evolve quindi in un thriller fantascientifico ampiamente sconfinante nel puro delirio, a un passo dalla psichedelia. Aurelio Chiesa non è un debuttante, ma quasi: aveva fino a quel momento diretto solamente Bim bum bam, passato inosservato sei anni prima (1981), e peraltro dopo questa pellicola non girerà più nulla; qui si limita a fare il suo compitino ordinato, senza imprimere un marchio all'opera e lasciando gli interpreti liberi quanto più possibile. Il che non è proprio una garanzia quando c'è un protagonista come questo Tomas Milian, gonfio e tutt'altro che ineccepibile (in quegli anni si sottopose a estenuanti periodi di disintossicazione da droga e alcol, e questo è noto, mentre non è certo che tale fattore possa aver direttamente influito in negativo sulla sua prestazione in questo lavoro). La sceneggiatura di Chiesa, Roberto Lerici e Roberto Leoni è apprezzabile per il tentativo di togliere certezze allo spettatore, di cambiare ripetutamente gli equilibri sulla scena (i vivi, i morti, i non-morti, i redivivi, etc.), ma corre allo stesso tempo il rischio di avvitarsi su sè stessa complicandosi in maniera sgradevolmente artificiosa; produce Claudio, il fratello di Dario, Argento; nel cast anche Laura Morante, William Berger e Giacomo Piperno. Perplessità sulla fotografia cupa a oltranza di Renato Tafuri, colonna sonora di Angelo Branduardi in un'opera colma di silenzi inquietanti. 3/10.

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