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Welcome to Dongmakgol

Regia di Kwang-Hyun Park vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Welcome to Dongmakgol

di AndreaVenuti
8 stelle

Welcome To Dongmakgol è un film sudcoreano del 2005, scritto (insieme a Jang Jin) e diretto da Park Kwang-hyun, e prodotto dalla Film It Suda di Jang Jin.

Il film ha vinto il Premio del Pubblico-Gelso D'oro al Far East Film Festival di Udine del 2006.

 

Sinossi: Settembre 1950, la Guerra di Corea è scoppiata da pochi mesi e nei pressi di una sontuosa catena montuosa coreana le forze del Sud, con l'aiuto dell'esercito americano, stanno letteralmente massacrando i soldati nordcoreani; durante i tremendi scontri il capitano americano Smith precipita con il suo aereo in un misterioso villaggio, tale Dongmakgol nascosto tra le montagne, contemporaneamente tre soldati nord-coreani riescono a salvarsi dopo un feroce agguato attuato dai sudcoreani, ed in maniera rocambolesca si rifugiano nello stesso villaggio ma non sanno che pure due soldati sudcoreani, che si sono allontanati dalle loro unità, troverano riparo a Dongmakgol...

locandina

Welcome to Dongmakgol (2005): locandina

Welcome To Dongmakgol è tutt'ora un film amatissimo da pubblico e critica, un vero e proprio blockbuster d'autore, molto importante per lo sviluppo del moderno cinema coreano, con una genesi produttiva alquanto particolare; l'opera infatti è basata sull'omonimo dramma teatrale del 2002 di Jang Jin, celeberrimo commediografo e regista cinematografico, il quale dopo aver accolto nella sua scuderia (Film It Suda) il giovane Park Kwang-hyun, decide di affidargli la trasposizione cinematografica di un suo dramma.

Jang Jin è rimasto colpito dalla poliedricità di Park, celebre regista di numerosissimi spot commerciali, ai quali riusciva a dargli una particolare impronta cinematografica sia per regia sia per struttura narrativa.

 

Un primo elemento di rilievo e originalità del film è l'ambientazione, il tutto si svolge prevalentemente all'interno di un piccolo villaggio rurale e bucolico, sperduto tra i monti coreani. Un luogo che fin dalla sua prima apparizione sembra essere una sorta di limbo terrestre, abitato da personaggi privi di malizia, sempre pronti ad aiutare il prossimo e soprattutto contraddistinti da un'invisibile aura angelica; il tutto, come vedremo in seguito, è scandito da una sapiente regia in grado di regalarci alcune sequenze meravigliose, esaltate anche dalla bellezza naturalistica del luogo.

 

Determinate ed innovativo risulta anche la presentazione dei personaggi; il film è una produzione sudcoreana e visto gli attanti in gioco, una narrazione tipicamente commerciale avrebbe esaltato il tenente sud-coreano Pyo (Shin Ha-kyun) ma non è assolutamente così, anzi l'unico personaggio realmente positivo all'inizio del film è il comandante nordcoreano Lee (Jeong Jae-young); un soldato afflitto dalla guerra, pronto ad aiutare i suoi commilitoni, ma soprattutto è il primo degli interpreti a cercare una soluzione pacifica e di convivenza con i "nemici" del sud (una volta incontrati al villaggio di Dongmakgol), detto questo nel corso della narrazione tutti i soggetti verranno approfonditi a dovere risultando estremanete credibili ed umani, giovani catapultati in una guerra folle che alla fin fine non riescono pienamente a comprendere.

Continuando sul discorso dei personaggi è doveroso sottolineare i vari abitanti del villaggio; soggetti bizzarri, molto comici grazie ad un suo particolare del corpo che richiama il mondo degli anime, a tal proposito emblematica la scelta di affidare le musiche al maestro Joe Hisashi, e non è un caso che l'atteggiamento dei membri del villaggio riguardo alla natura, richiama il mondo Ghibli (rispetto e amore verso il mondo naturale).

 

Welcome To DongMakgol inoltre è entrato nella storia del cinema coreano per essere stato uno dei primi film a mostrare in maniera netta la cooperazione tra soldati del sud, del nord e americani e mi riferisco alla sfarzosa sequenza in cui tutti i protagonisti, insieme catturano ed uccidono un gigantesco cingiale; una sequenza molto complessa dove il regista Park Kwang-hyun oltre alla combinazione del chroma key e della computer graphica, ricorre a complesse carrellate tradizionali e ottiche strizzando l'occhio al maestro britannico Alfred Hitchcock, proponendo quindi una versione aggiornata dell'effetto vertigo, qui scandito da un uso prolungato dello slow-motion.

La scena è estremamente artificiosa e può essere letta come un omaggio del regista al produttore Jang Jin che da sempre "denuncia" l'artificialità dei suoi film.

Park Kwang-hyun comunque si mette in mostra in molte altre sequenze (non è un caso che si è aggiudicato diversi premi per la regia di questo film), da l'utilizzo dinamico della macchina a spalla durante l'agguato iniziale dei soldati del sud ai danni de del nord, passando per un montaggio discontinuo in salsa comica (quando mangiano il cinghiale) oppure non dimentichiamoci la drammatica e suggestiva sequenza in cui il tenente Ryo rievoca un episodio tragico ossia quando fu costretto ad eseguire un ordine che causò la morte di molti civili; il tutto messo in scena attraverso un flashback contraddistinto da un montaggio alternato serrato tra ricordo e presente.

Menzione speciale per il bellissimo finale agrodolce ed onirico.

 

Concludo con alcune considerazioni del noto critico locale Kyu Hyun Kim: «Ben pochi spettatori saranno in grado di resistere al potere che ha il film di catturare la loro attenzione: Dongmakgol ha una coerenza di struttura e di tensione narrativa tale che farebbe l'invidia di registi hollywoodiani di serie A».

 

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