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Denti

Regia di Mitchell Lichtenstein vedi scheda film

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La recensione su Denti

di mc 5
8 stelle

In questi ultimi scampoli d'estate che ci traghettano verso la nuova stagione cinematografica, ecco piombare nelle sale e multisale un film che sta sorprendendo un pò tutti. Davvero una piacevolissima sorpresa questa pellicola peraltro difficilmente catalogabile...commedia dark? thriller-horror? splatter-trash? Quel che è certo è che si tratta di una vicenda originalissima e raccontata attraverso una adeguata sceneggiatura. La storia è semplice, benchè impregnata di orrore e di inquietudine, a tratti striscianti e a tratti pronti ad esplodere in atti di violenza devastante. Una ragazza adolescente e fervente cattolica tradizionalista va propagandando il mantenimento della castità e della virtù presso i giovani delle varie parrocchie, nonostante i suoi coetanei maschi comprensibilmente travolti da tempeste ormonali manifestano chiaramente i propri impulsi sessuali. E fra gli oggetti di queste attenzioni c'è ovviamente anche la stessa Dawn (questo il suo nome), essendo giovane e carina, ma la ragazza vive con sofferenza estrema la lotta interiore tra il pulsare dei sensi e il voto religioso compiuto di castità. Ma questo sarebbe ancora nulla rispetto a ciò che Dawn cova da sempre, un segreto estremo e inconfessabile: la sua vagina possiede un meccanismo dentato destinato a troncare di netto qualsiasi membro maschile tenti di penetrarla. Pochi di noi, suppongo, sono informati sul fatto che esiste tutta una tradizione letteraria e mitologica sulla "vagina dentata", a cavallo tra leggenda metropolitana e credenza popolare. In un periodo di vacche decisamente magre a livello di idee per un cinema americano che sopravvive a colpi di remake e di supereroi riciclati dai fumetti, bisogna dire che l'ideatore di tutto il progetto ha avuto una bella intuizione creativa. L'uomo che ha ideato tutto ciò (scrivendo e dirigendo il film) è Mitchell Lichtenstein il quale, dopo una vita spesa a recitare (pare abbia intepretato svariati episodi delle serie tv "Miami Vice" e "Law and order") ha deciso di approdare alla regìa di un lungometraggio e con buon senso lo ha fatto solo quando è stato certo di avere per le mani un soggetto non banale. Quel cognome lì, per noi non proprio semplice da scrivere, è piuttosto ingombrante: ebbene sì, non è una omonimia, si tratta proprio del figlio di Roy Lichtenstein, il celeberrimo artista d'avanguardia le cui opere sono popolarissime e che fu tra i principali esponenti dell'Arte Pop. Le cronache riportano che il film ha ottenuto ottimi consensi al Sundance Festival, dove ha vinto anche un premio speciale: effettivamente, forse la cosa può sorprendere perchè non è esattamente il tipo di pellicola che siamo soliti aspettarci transitare dal Sundance. E c'è poi un aspetto curioso da registrare: la locandina italiana del film induce a pensare ad una commedia sexy, magari anche un pò "pepata", per cui la pellicola, distribuita da Mediafilm in un rispettabile numero di copie e programmata in diversi multiplex, sta portando nelle multisale una moltitudine di spettatori ignari (!) di ciò che li aspetta. E io (malvagio!) letteralmente godo all'idea di certe coppiette di formazione culturale prettamente televisiva, che pensano di vedere la solita commediola americana insulsa a colpi di schermaglie amorose (tipo l'ultima sciocchezzuola prodotta da Judd Apatow) e che resteranno destabilizzati e allegramente traumatizzati da una vicenda sanguinolenta che li indurrà alla nausea. Il film seduce nella sua cifra dal sapore assolutamente ed inequivocabilmente "indie", pare quasi ostentare la povertà di mezzi impiegati e dunque la propria essenzialità. Ed è proprio questo retrogusto indipendente (anche le musiche sono "oscure" e di marca "indie") a farmi amare questa pellicola. Che, senza finanziamenti miliardari e senza guest-star a far da specchietti per le allodole, ha saputo farsi notare per altri motivi. Dunque il patrimonio di questo film è fatto di poche cose: come già detto un regista-sceneggiatore dotato di creativa e fertile fantasia, e poi una protagonista assolutamente funzionale al racconto.E parliamone, di questa incredibile Jess Weixler, un bel volto di ragazza in un ruolo che sarà impossibile dimenticare: la Weixler (proveniente anch'essa dalla serie tv "Law and order") ha un viso mobilissimo e grazioso, con dei tratti non del tutto perfetti ma capace di offrire ogni muscolo di quel viso al servizio di una personalità disturbata e alterata da segreti devastanti. Osservate attentamente il suo viso durante la sequenza cruciale della visita ginecologica. Osservate come la Weixler muta quasi impercettebilmente più volte la sua espressione a seconda dei concetti espressi con distaccata professionalità dal medico che la sta "esplorando" intimamente. Credo proprio che di questa giovane attrice, dopo che questa pellicola l'ha segnalata al mondo intero, sentiremo parlare molto presto. Nel film sono presenti dettagli, immagini e sfondi ricorrenti, che gli attribuiscono a tratti quasi un'atmosfera sospesa: per esempio quelle torri minacciose probabilmente appartenenti ad una centrale nucleare, oppure quelle anonime strade della città che Dawn percorre in lungo e in largo sulla sua bicicletta. Lo definirei quasi un film "inafferrabile", che comincia con chiari connotati da college-movie ma che poi vira ben presto sul versante "psycho". Vorrei sottolineare una cosa. Quei raduni che si vedono all'inizio, in cui esponenti di associazioni cattoliche predicano la castità fra i giovani e condannano pesantemente la masturbazione, sono ispirati ad incontri collettivi che in America si tengono veramente, e che sono inquadrabili all'interno di costose campagne sostenute e volute dall'amministrazione Bush, in base al principio che l'astinenza sessuale è il miglior antidoto contro il dilagare dell'AIDS. Attenzione, non è un film esente da difetti, anzi ha tutte le imperfezioni e qualche incertezza che spesso hanno le opere prime. Ma vorrei concludere evidenziando cosa, su tutto il resto, di questo film mi ha conquistato: il lavoro compiuto da Lichtenstein sulla complessa psicologìa della protagonista. Prima di tutto un essere completamente SOLO su questa terra. E poi tragicamente vittima (al di là del "problema" fisico centrale del film) di un impossibile rapporto col proprio corpo. Dawn infatti ha paura della propria sessualità femminile, la vede come una minaccia da rimuovere continuamente. La sua mente è dissociata dal suo corpo: questo è il suo vero dramma.
Voto: 8/9

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