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Il ladro di bambini

Regia di Gianni Amelio vedi scheda film

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La recensione su Il ladro di bambini

di galaverna
9 stelle

Un piccolo capolavoro di Gianni Amelio in un periodo d'oro per il cinema italiano, un racconto di un'Italia minore fatto con lucido realismo ma anche di come i sentimenti riescano ogni tanto a prevalere sull'ottusità di ordini e cavilli burocratici

Più che una sorta di neorealismo anni '90, il film di Gianni Amelio rappresenta un impietoso spaccato di un'Italia minore descritta con una lucidità ed un verismo unici. La vicenda dei piccoli fratelli che un carabiniere deve condurre in un Istituto per minori, dopo che la loro madre è stata arrestata perchè faceva prostituire la bambina di 11 anni, da il via ad un dolente road-movie tra disinteresse, rimpalli di competenze, stazioni piene di gente ai margini, palazzi costruiti a metà e con i ferri scoperti, comunioni paesane fatte di chiacchiere, maldicenze ed abbuffate, colleghi di lavoro che si imboscano ed altri che vogliono un rispetto degli ordini quasi paradossale davanti all'evidenza dell'imprevisto. Ma è soprattutto il racconto di un incontro tra mondi diversi, quello del giovane carabiniere (un perfetto Lo Verso, che Amelio ebbe la lungimiranza di scoprire in questa occasione e che tornerà in altre sue pellicole) che si rivelerà a tratti padre ed a tratti fratello maggiore, e quei bambini cresciuti troppo in fretta senza il sapore dell'infanzia spensierata. Un piccolo capolavoro in un periodo d'oro del cinema italiano, che ottenne il Premio della Giuria a Cannes, e che rappresenta uno dei più lucidi ritratti di un'Italia che si arrabbatta ma che al tempo stesso trova sempre una soluzione per dare un senso al vissuto quotidiano, ma anche e soprattutto il racconto di come la semplicità di un uomo a cui è stato ordinato di eseguire un compito,davanti a difficoltà ed imprevisti, trasformi il suo ruolo "istituzionale" in un lento, progressivo allentamento dei freni inibitori, ricordando per certi versi quel capolavoro che è "L'estate di Kikujiro" di Kitano, dove la parte di tutore era esercitata, quasi in una sorta di rovesciamento totale rispetto al film di Amelio, da un gangster apparentemente burbero ma che si rivelerà dal cuore tenero.

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