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Scusa ma ti chiamo amore

Regia di Federico Moccia vedi scheda film

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La recensione su Scusa ma ti chiamo amore

di LorCio
2 stelle

Ora, Lorenzo (che sarei io, ossia LorCio), mentre scrivi questo pezzo, ti stai dicendo: ma cosa ti aspettavi? Nulla mi aspettavo da un film diretto da Federico Moccia (!), colui che si autoproclama come il cantore di una generazione di adolescenti. Perché i gggiovani (non i giovani, che sono quelli appartenenti alla normalità) sono così, come gli racconta lui. Ma ne siamo sicuri? Siamo certi che i veri g(gg)iovani siano coloro che passano le loro serate abboccando ad una bottiglia di alcool e a incitare i coetanei che si sfracellano con le auto da corsa, a parlare solo ed esclusivamente di sesso e correre da una parte all’altra gridando acutamente? Forse no, ma proprio forse. Cosa dice di nuovo sul “moccismo” questo esempio di blockbuster per deficienti? Poca roba. Anzi, esplora con sagacia ed arguzia cosa si agita in un fulgido e depresso trentasettenne che s’innamora, contraccambiato, di una splendida diciassettenne maliziosa e intraprendente. Un’indagine sentimentale, quindi. Scherzi a parte, lasciando da parte commenti pleonastici e bugiardi, il film è preoccupante. Non tanto per ciò che espone, quanto come lo espone. Non vorrei essere pedante, ma i giovani (quelli veri) s’identificano nei loro omologhi in celluloide? Si immedesimano in quelle quattro sgallettate dai nomi buffi (caro Federico, comprati un libro dei nomi) quali Niki e Olly (da Olimpia), che si regalano vacanze in Grecia post maturità, che si concedono il lusso di pranzare con uomini che potrebbero essere i loro padri, che spendono soldi a volontà, che ignorano la funzione educativa della scuola (anche se, a onor del giusto, il parallelismo tra Leopardi e Totti lascia il segno), che puntano solo a farlo il più presto possibile? Il moccismo riguarda solo i gggiovani che vivono ed agiscono nella città eterna: i protagonisti dei libri (e dei relativi film) di quel ragazzone dal faccione buono di Federico altri non sono che le fotocopie di quelle anime annoiate e vacue della borghesia romana, ed è specialmente a loro che l’autore vuole parlare. Insomma, Moccia in realtà è un missionario che vuole distogliere dalla noia perenne e costante i ragazzetti della sua città. E qui raddoppia: non solo (presunto) scrittore, ma pure regista (e dico regista)! Ironia permettendo, tornando allo specifico filmico, la storia pesca a parecchie produzioni degli anni precedenti (dal Muccino prima maniera ad un certo Vanzina in salsa sentimentale), è caratterizzata da una meticolosa, invadente e persistente voce off di Luca Ward (da quando ha recitato, mirabilmente, in “Elisa di Rivombrosa” crede di essere considerato un attore), che illustra la vicenda con troppa serietà. Più che brutto, il film è artisticamente inutile, vuoto, presuntuoso. Si scomodano perfino Walt Whitmas, William Shakespeare, Honore de Balzac, Pablo Neruda e altri per donare un po’ di coscienza e passione alla storia. Ma niente, ci fanno la figura dei cavoli a merenda. Le scene di sesso da prima serata sono edulcorate e inefficaci. Le uniche carte che Moccia gioca bene sono nel reparto degli attori, con un dignitoso Raoul Bova, che mette in mostra fisico scultoreo, fascino e buone doti attoriali, e la folgorante Michela Quattrociocche, che in realtà sembra lontano dallo stereotipo mocciano. Si notano pure Cecilia Dazzi e Riccardo Rossi, sprecatissimi. Anche stavolta Moccia non ci piglia. P.S. – vorrei capire come ha fatto tale mondezza ad aver raggiunto (come libro) 850mila copie (dico, 850mila copie) e come film ad aver incassato, nel primo weekend, circa otto miliardi del vecchio conio. “Quando si chiede, quando si da, quando si ama davvero: MISTERO”.

Sulla colonna sonora

Caotica.

Cosa cambierei

Voto: 4.

Su Raoul Bova

Bello come il sole, mette in mostra fisico scultoreo, fascino e discrete doti attoriali. Ma sostengo che dia più soddisfazione sul versante drammatico. Nella commedia non sa nemmanco lui dove guardare. Comunque apprezzabile.

Su Michela Quattrociocche

Splendida diciottenne di belle speranze, da il ginger a questa svenevole storia con la sua indole frizzante e fresca. Me la darebbe?

Su Veronica Logan

La stronza della situazione.

Su Ignazio Oliva

Sprecato.

Su Cecilia Dazzi

Sprecatissima. Ma notevole.

Su Luca Angeletti

Sprecato.

Su Davide Rossi

Niente di che.

Su Fausto Maria Sciarappa

Niente di che.

Su Francesco Apolloni

Sprecato.

Su Riccardo Sardonè

Inutile e vacuo. Torni a ballare con le stelle.

Su Federico Moccia

Non delega ad altri la rappresentazione filmica dei suoi “capolavori” letterari. E fa bene: almeno salva una vittima (il regista) dal disastro. Non azzecca nulla, è pigro e ambizioso. Lasci perdere la mdp e torni alla penna, limita i danni.

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