Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film
Mazzacurati ricalca in parte le atmosfere padane di "Notte italiana" con un film più concreto e meno metafisico, intrigante ma meno visionario del suo esordio cinematografico di venti anni prima
Mazzacurati torna sul luogo del crimine, quel rimando al suo esordio cinematografico di venti anni prima di "Notte italiana", che però aveva un fascino metafisico ben maggiore, avvicinandosi al gotico padano di "avatiana" memoria. Ne "La giusta distanza" il racconto è più strutturato, mai banale ma meno avvincente, anche se la consueta bravura nel restituirci il finibus terris, sia in termini geografici che antropologici, del delta padano è ancora visivamente molto affascinante. Brava anche la protagonista, una sensuale Valentina Lodovini nella parte di una maestra toscana che viene mandata ad insegnare in un paesino sulle rive del Po, quasi perennemente avvolto dalla nebbia. Tutto il paese, di cui in un modo o nell'altro farà conoscenza, finirà per essere testimone prima del suo misterioso omicidio e poi dell'arresto di un giovane tunisino con cui aveva avuto una burrascosa relazione. Il titolo riprende il motto che il giornalista impersonato da Fabrizio Bentivoglio insegna come uno dei primi consigli del mestiere al giovane cronista che si occuperà del delitto, e che finirà per risolvere a suo modo facendo raprire il caso. Efficace la fotografia di Luca Bigazzi,non si può dire altrimenti della dizione di molti degli attori, non sempre comprensibili, ad eccezione dei professionali Battiston e Marescotti.
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