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L'ammiratrice

Regia di Romano Scandariato vedi scheda film

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La recensione su L'ammiratrice

di mm40
1 stelle

Nino D'Angelo è un artista completo, ricco sfondato, mostruosamente talentuoso e famosissimo in tutto il mondo, anche se - non si sa bene perchè - si esibisce solo in sagre rionali campane e balere sgarruppate; ovviamente è anche molto modesto. Una giornalista che lo considera un bluff va a un suo concerto e, com'è normale che sia, cade immediatamente ai suoi piedi. Poi un tumore al cervello la stronca.

 

Troppo trash in un solo film. Cento minuti di delirio, roba da febbre a 42, con Nino D'Angelo che furoreggia avanti e indietro sullo schermo cantando completamente a casaccio brani delle sue canzoni appena uscite (chiaro: la pellicola è solo un bieco strumento promozionale del nuovo disco) e facendo innamorare di sè qualsiasi creatura femminile nel raggio di alcuni chilometri. La modestia non ha mai contraddistinto il cantante napoletano, già star del grande schermo grazie ai film interpretati per Ninì Grassia, Mariano Laurenti e Alfonso Brescia; l'autoironia, allo stesso modo, corre su binari paralleli a quelli percorsi da D'Angelo, scagliato probabilmente suo malgrado all'interno di questi prodottini miserrimi in quanto a mezzi, ma molto peggiori dal punto di vista di contenuti e forma, che si contraddistinguono puntualmente per: il successo del giovane povero e umile NDA; l'amore cieco per lui da parte di tutte le donne presenti nel film; il rispetto e la stima da parte degli uomini; una storia d'amore a caso fra NDA e l'attrice più gnocca del cast; tragedie che suggellano la trama (quest'ultimo elemento è facoltativo, però). Annie Belle è la protagonista femminile; gli altri interpreti sono tutti pressochè totali sconosciuti. Nella sceneggiatura del regista (da un soggetto, fattore preoccupante, dello stesso NDA) le triviali e/o insignificanti gag fanno il paio con la recitazione smorta e dilettantesca, in primis del protagonista centrale; Romano Scandariato, che pure aveva già diretto lavori di maggior spessore culturale come ad esempio il decamerotico pecoreccio Fra' Tazio da Velletri (1973), siglerà un terzetto di pellicole insieme al biondo caschetto partenopeo. 1/10.
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