Espandi menu
cerca
Brick - Dose mortale

Regia di Rian Johnson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

degoffro

degoffro

Iscritto dal 10 gennaio 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 99
  • Post 165
  • Recensioni 929
  • Playlist 23
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Brick - Dose mortale

di degoffro
6 stelle

Operazioni come “Brick” personalmente mi lasciano più perplessità che entusiasmi. E’ un mio limite ma ritengo che generi classici come il noir o il western mal si prestino a contaminazioni ardite o troppo originali. Mi vanno bene le riletture in chiave moderna e più esplicita di Lawrence Kasdan con “Brivido caldo” e “Silverado”, ma qui forse ci si spinge un po’ oltre. Eppure le intenzioni del regista Rian Johnson sono sulla carta quanto meno curiose ed intriganti ma, a conti fatti, il tentativo di ricreare le atmosfere del noir più puro (anche nelle musiche) nel contesto di un college statunitense risulta pretestuoso e fasullo. Non che “Brick” sia brutto, solo un po’ monotono, ma si ha sempre una fastidiosa sensazione di forzato, di artefatto, di straniante che inevitabilmente nuoce alla riuscita del film. La regia di Johnson non regala sorprese e purtroppo sciorina i vezzi e i vizi di tanto cinema indipendente alla moda, la sceneggiatura (dello stesso regista) ha diversi momenti di stanca, i personaggi sembrano marionette (in particolare la femme fatale grida vendetta per quanto è insulsa), ma va riconosciuto che l’intreccio ha un suo discreto fascino. Quanto agli attori avevo adorato Joseph Gordon-Levitt in “Mysterious skin” dell’anno precedente, ma qui mi sembra abbastanza spaesato, forse perché nella prima ora non fa che prendere calci e botte da tutti, mentre “il testimone” Lukas Haas nei panni di un giovane boss della droga sfiora in più occasioni il ridicolo involontario. Il resto del cast invece risulta particolarmente acerbo ed inespressivo, soprattutto per parte femminile. Si rivede invece con piacere il mitico, originale Shaft, Richard Roundtree. Il ritratto di una gioventù sbandata e frustrata, infine, risulta stantio e non regala sorprese nella sua freddezza stereotipata e nel suo cinico pessimismo di riporto. Un film premiato al Sundance Film Festival ma che purtroppo manca il suo obiettivo, perdendosi in una messa in scena sterile, vuota, algida, autocompiaciuta, fintamente tragica e commovente. Mi pare che Alan Parker con il suo dimenticato “Piccoli gangsters” sia stato ben più abile ed intelligente nell’affrontare in chiave insolita un genere classico. Presentato alla Settimana della Critica del Festival di Venezia, al cinema è stato fugacemente distribuito con il sottotitolo “La roba”, in dvd con il sottotitolo “Dose mortale”.

Voto: 5 e mezzo.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati