Regia di Gore Verbinski vedi scheda film
Si conclude la trilogia. Come si conclude? Probbabilmente in uno dei modi più inutili possibili. Dopo aver divertito con due buoni film d’avvenura (okay, okay, facciamo uno e mezzo!), Verbinski e Bluckeimer sembravano aver fatto quantomeno una promessa: le imperfezioni di “Dead Man’s Chest”, che poggiava un un intreccio fintroppo esile, sarebbero state compensate da questa “seconda parte della seconda parte”. Come avevo scritto, a parte l’aria da giocattolone di “Dead Man’s Chest”, gli estremi per attendere uno scontro epico c’erano tutti. Non che manchi la bella azione o il patos in questo “Ai confini del mondo”. La battaglia finale, alcuni combattimenti rocamboleschi e i personaggi scatenati riescono a tenere alta la bandiera del divertimento. E devo dire che comprerò il DVD solo e soltanto per le sequenze che mostrano la pazzia di capitan Sparrow… ma veniamo al lato “brutto”. Senza essere troppo severi dato il genere e il target del film, onestamente “Ai Confini del Mondo” non sa che pesci pigliare. La trama è talmente piena di nomi misteriosi, strane trame fra i protagonisti e misteri insoluti che a metà film ci si sente incredibilmente frastornati. Sarebbe stato meglio guardare a Peter Jackson e allo splendido prologo de “Il Signore degli Anelli”: bastava spiegare un po’ di cosette su Davy Jones e gli altri “punti focali” della saga all’inizio dell’episodio 2, e di certo l’impressione di incredibile arraffazzonamento sarebbe scomparsa. A incrementare l’impressione che gli sceneggiatori (ma chi? Stuart Beattie e Ted Rossio? Quelli di “Collateral” e “Shrek”? ma per favore!) non siano all’altezza, è anche lo spreco di talenti e buoni personaggi di questo secondo sequel: Barbossa, carismatico cameo finale di “Dead Man’s Chest”, sembra scambiabile per un qualunque pirata disperso per il campo di battaglia; il pirata Chow-Yu Fat muore inesorabilmente a metà film (e la parte a Singapore era girabile mille volte meglio!). E poi, il finale col povero Will che ci rimette la libertà e la bella Elizabeth potrà essere emozionante per la logica “anti-retorica” che molti sostengono nel campo dello svolgimento del racconto, ma a me, conoscendo il target e le premesse del film, la decisione ha dato alquanto fastidio. Verbinsky neppure si rivela all’altezza nella narrazione, troppo “ferma”, senza brio, quasi assente, e fallisce miseramente nell’attuazione di questa terza parte. Grandi invece Depp (ripeto: a quando l’Oscar?), Bloom e la (sempre più bella) Keira Knightley; la comparsata di Richards è eccezionale, Bill Nighy è bravo nonostante anche in questo frangente la sceneggiatura abbia tirato alle ortiche lo splendido personaggio di Davy Jones. Insomma, “Pirati dei Caraibi 3” scampa il “mediocre” solo per un soffio, e solo perché è “Pirati dei Caraibi”. Ciò non toglie che come film per ragazzi vada più che bene; personalmente, però, potevamo aspettarci di più. Voto: 6.
Non ci siamo proprio… già il n° 2 aveva uno sviluppo parecchio azzardato, ma qui ci sono elementi veramente discutibili che sanciscono il fallimento del film… Stuart Beattie, dove sei?!
In perfetto “Pirates Style”… solita roba. Perfetta per il film.
Il suo personaggio, dato il suo peso sull’intreccio (nullo), è assolutamente inutile. Comunque bravo.
Buona interpretazione penalizzata da una mancata “sbocciatura” del personaggio: se Davy, alla fine, si fosse ribellato agli inglesi accorrendo in aiuto di Jack e degli altri, allora sì che sarebbe stata un’altra cosa…
“Quasi-cameo” interessante… bella la scena “dantesca”.
La sceneggiatura lo trascura talmente tanto che non si ha il tempo di godere della sua bravura.
A me piace… ditemi quel che volete, ma a me continua a piacere!
Bravissimo, veramente.
Tanto l’Oscar non glielo danno… AHIMÈ!!
Nella media, un po’ di brio non avrebbe guastato.
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