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I morti

Regia di Lisandro Alonso vedi scheda film

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La recensione su I morti

di maurizio73
6 stelle

Detenuto di mezza età esce dal carcere in una zona rurale dell'Argentina dopo alcuni anni, intraprendendo un lungo cammino verso due precise destinazioni: consegnare la lettera destinata alla figlia di un suo compagno di prigione e recarsi a trovare la propria figlia che vive in una sperduta regione della foresta tropicale. Arrivato alla sua destinazione finale, trova ad attenderlo solo il nipote più grande che accudisce la sorellina di pochi mesi. Finale sospeso.
Come pure nell'opera successiva (Liverpool) il racconto del giovane regista argentino si sposta dagli schemi di uno pseudo documentarismo al linguaggio di un cinema di scarno naturalismo dove l'apparente banalità della vicenda da un lato e l'estenuante lentezza del ritmo narrativo celano le sinistre tensioni di un viaggio disperato, residuale, di una umanità che vive ai margini di una civiltà premoderna fino a raggiungere il cuore nero di una insanabile lacerazione sociale e familiare. Partendo dal lentissimo movimento di macchina di uno straniante piano sequenza iniziale, tra le fronde di una lussureggiante foresta tropicale e le immagini macabre dei poveri resti di vittime innocenti, si anticipa singolarmente la chiusura del cerchio di una narrazione apparentemente lineare ma che tuttavia riesce a mantenere sottotraccia il senso inconscio dell'attesa dilaniante che si cela dietro la impassibile e fredda maschera di un oscuro protagonista dal cuore di pietra.
Pur nella rudimentale inesperienza della tecnica cinematografica si rileva una sorprendente accuratezza nella costruzione dell'inquadratura, spesso fissa, da cui i soggetti escono lasciando spesso il senso di un trascinamento dall'azione che si svolge al di fuori del campo visivo,al di là di un orizzonte conoscitivo in cui precipita l'indicidibile (la crudezza di un rapporto sessuale che si consuma nelle prossimità di di una innocente presenza infantile, i giochi abbandonati sulla sabbia di povere creature cresciute in un desolante isolamento silvestre). Viaggio nel cuore di tenebra, risalendo lungo un fiume dalle acque torbide, alla ricerca delle inconoscibili ragioni di un inevitabile ricongiungimento filiale, l'opera di Alonso è al tempo stesso una sublimazione della banalità del racconto e dei misteriosi risvolti che si celano dietro l'insondabile profondità dell'animo umano; opera minimale ed enigmatica che sperimenta un percorso inusuale e personale della rappresentazione cinematografica, una chiara manifestazione di potenzialità inespresse e di una ricercata irresolutezza narrativa. Quello che all'apparenza sembra il primo film di una trilogia del viaggio (potrebbe tuttavia essere solo un tratto distintivo della poetica di un giovane autore pressocchè sconosciuto e con soli tre titoli all'attivo) ha per protagonista Argentino Vargas che mantiene lo stesso nome dell'attore che lo interpreta. Miglior film al Torino Film Festival del 2004.  

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