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A Few Days Later...

Regia di Niki Karimi vedi scheda film

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La recensione su A Few Days Later...

di Aquilant
6 stelle

E’ davvero difficile parlare dell’esistenza di un vero e proprio plot a proposito di “A few days later” (Chand rooz ba'd), a meno che non si sia disposti a rivedere il film tre o quattro volte di seguito per cercare di captare qualche sottile cambiamento nell’evoluzione esistenziale di Shahrzad, trentaquattrenne designer iraniana di successo dall’atteggiamento mesto e dimesso, sempre afflitta e dai problemi che continuano imperterriti a cadere a pioggia sulla sua testa.
Vero è che lo sguardo della macchina da presa appare più interessato a pedinare senza tregua la protagonista nelle sue fiacche peripezie lavorative e familiari attraverso una sequela di ovattati silenzi più che ad annotare una sorta di viaggio di maturazione attraverso una presa di coscienza dei fatti di ogni giorno che gradualmente ma impercettibilmente dovrebbero contribuire (?) a mutare la sua vista sul mondo circostante. Ma alla resa dei fatti l’andamento ciclico della vicenda lascia adito a ben poche riflessioni, anche se l’introversione estrema del personaggio è resa con una certa intensità sequenza per sequenza, ad illustrare il suo viaggio interiore attraverso un’esistenza che pur grondando di dolore rappreso non offre granché sbocco, non a causa di fattori esterni, ma per una sorta di strana idiosincrasia nei confronti di ogni tipo di evoluzione negativa o positiva della propria vita quotidiana e per una certa refrattarietà a ricomporre i cocci infranti della sua vita.
Ed alla fine della proiezione resta ben poco dentro di noi, probabilmente anche a causa di una scarsa voglia di comunicativa da parte dell’autrice, oltre che per un andamento del tutto privo di ritmo e tensione, anche se le immagini talvolta altamente suggestive, molto bene servite da efficaci piani sequenza e da inquadrature a camera fissa nei momenti di più raccolta intimità familiare avrebbero meritato un contenuto maggiormente incisivo.
Film pieno di vuoti dunque, per fortuna non a perdere, ci mancherebbe, e di spunti individuali isolati e per lo più ripetitivi, oltre che di andirivieni di sequenze notturne che si sperdono nel freddo traffico stradale di una Teheran asettica e spersonalizzata. Vagare quasi senza una meta oppure perdere completamente la bussola fa lo stesso quando ci si ostina a procedere a tastoni fidando verso un finale peraltro scontato e già preannunciato dalle sequenze iniziali della pellicola. A few days later lo avremo già dimenticato.

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