Espandi menu
cerca
Le amiche

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

Recensioni

L'autore

RobertoMangiafico

RobertoMangiafico

Iscritto dal 13 aprile 2022 Vai al suo profilo
  • Seguaci 13
  • Post -
  • Recensioni 16
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Le amiche

di RobertoMangiafico
8 stelle

Partendo dalle pagine di Pavese, Antonioni costruisce un moderno mélo borghese ricco di eleganti traiettorie visive sui destini di un gruppo di giovani donne alle prese con gli interrogativi sulle proprie identità esistenziali.

Yvonne Furneaux, Eleonora Rossi Drago, Madeleine Fischer

Le amiche (1955): Yvonne Furneaux, Eleonora Rossi Drago, Madeleine Fischer

Come invisibili nanomostri di un horror di serie B, entità prive di qualsiasi nobiltà benché coronate entrano a volte di soppiatto nei nostri corpi costringendoci a pit stop molto fastidiosi ma utili per riscoprire i film meno conosciuti dei grandi maestri e rileggere i libri della nostra giovinezza che li hanno ispirati. Le amiche (1955) è il quinto film (il quarto lungometraggio) di Michelangelo Antonioni e precede Il grido che a distanza di due anni chiuderà il primo periodo della filmografia del regista, in cui la sua personale cifra stilistico-autoriale è riconoscibile solo in nuce. Dopo, con L’avventura, inizierà il ciclo della “tetralogia esistenziale” comprendente le sue opere più pure e originali.  Le amiche è tratto dal magnifico Tra donne sole di Cesare Pavese, il terzo di tre romanzi brevi pubblicati nel 1949 nel volume La bella estate, adattato per il cinema da AntonioniSuso Cecchi D’amico e Alba de Céspedes con non pochi cambiamenti nel numero e nella caratterizzazione dei personaggi e l’eliminazione di diversi episodi rilevanti, ma senza alterare il significato dell’opera pavesiana (1). Le amiche del titolo si chiamano Clelia, Momina, Rosetta, Nene e Mariella, 5 giovani donne che si aggiungono alla galleria dei tanti personaggi femminili, spesso nel ruolo di protagonisti, presenti nelle pellicole antecedenti l’uscita di Blow-Up: Paola (Cronaca di un amore), Clara (La signora senza camelie), Irma (Il grido), Anna e Claudia (L’avventura), Lidia e Valentina (La notte), Vittoria (L’eclisse), Giuliana (Deserto rosso). “Penso che la donna sia portata ad avere, di quanto avviene intorno a lei, una percezione più profonda di quella dell’uomo” e “maggiori possibilità di trovare soluzioni adeguate al caso”, sosteneva Antonioni, perchè è disposta “anche naturalmente ad accogliere la realtà”. La figura femminile appare centrale nella ricerca filmica del regista ferrarese soprattutto nei film della tetralogia, in cui sono le donne con la loro problematicità a far detonare la crisi dei sentimenti, delle relazioni con uomini spesso superficiali e incostanti. “Io non ho mai visto una donna come te che ha bisogno di vedere tutto chiaro” è il commento insofferente che Sandro (Gabriele Ferzetti) rivolge alla tormentata Claudia (Monica Vitti) ne L’avventura (2).

Ne Le amiche Clelia (Eleonora Rossi drago), l’io narrante nel romanzo, è una trentenne bella ed elegante di famiglia modesta che ha lasciato giovanissima Torino per trasferirsi a Roma dove ha conquistato una posizione di rilievo in un’importante sartoria. Quando torna nella città natale, dove non ha più parenti o amici, con l’incarico di aprire e dirigere una filiale della casa madre romana, si trova ad essere coinvolta nei primi soccorsi a una ragazza, Rosetta Savoni (Madeleine Fischer), che ha tentato il suicidio ingerendo un’overdose di Veronal nella camera d’albergo adiacente alla sua. Clelia e un’amica di Rosetta, Momina De Stefani (Yvonne Furneaux), una ricca signora separata dal marito dotata di una personalità dominante e manipolatoria, sospettano in base ad alcuni indizi che la motivazione del gesto sia riconducibile al segreto amore della ragazza, ormai ristabilita, per il pittore Lorenzo (Gabriele Ferzetti), un uomo egocentrico, in crisi per la mancata affermazione artistica e invidioso dei successi della compagna con cui è in procinto di sposarsi, la devota e abile ceramista Nene (Valentina Cortese). Intrigata dal mondo della buona società torinese, Clelia comincia a frequentare la cerchia degli amici di Rosetta, finendo per essere trascinata, suo malgrado, nelle dinamiche seduttive e conflittuali del gruppo. Ne fanno parte, oltre a Momina e alla coppia Nene-Lorenzo, la frivola e civettuola Mariella (Anna Maria Pancani), una donna agiata a cui piace amoreggiare con gli uomini della compagnia nonostante sia fidanzata con Toni (Franco Giacobini), e Cesare Pedoni (Franco Fabrizi), l’architetto che si occupa dell’allestimento dell’ atelier di Clelia, uomo che ha uso di mondo e amante discreto di Momina ma anche capace di affrontare a muso duro Lorenzo rinfacciandogli i suoi fallimenti e la mediocrità artistica nella scena della lite in trattoria. Clelia prova sincera e affettuosa compassione per Rosetta che cercherà di aiutare concretamente assumendola nella nuova boutique anche se appartiene alla borghesia benestante (“Perché le propongo di venire a lavorare da me? Perché così impara a guardare anche al di fuori di lei”), un atteggiamento ben diverso dalla sostanziale mancanza di empatia delle altre amiche. Nella splendida sequenza della gita al mare Mariella addirittura deride la fragilità e la disperazione dell’amica che turbata si allontana per tornare a Torino in treno da sola. Clelia l’accompagna e riceve dalla giovane la conferma dei sospetti sul suo innamoramento per Lorenzo, vissuto probabilmente da Rosetta come l’ultima possibilità di uscita dal suo “male di vivere”. Lusingato dei sentimenti della ragazza nei suoi riguardi, il pittore decide di corrispondere al suo amore avviando una relazione clandestina che suscita la disapprovazione di Clelia. Momina invece incoraggia incautamente l’amica a proseguire il rapporto e mette a disposizione dei due amanti il suo appartamento per i loro incontri. Clelia intanto soprintende con gentile fermezza alla ristrutturazione dei locali del negozio cercando di far rispettare i tempi previsti per la fine dei lavori. Attratta fisicamente dal prestante Carlo (Ettore Manni), l’assistente-capomastro  dell’architetto, una sera lo trova solo nell’atelier e lo seduce. La loro storia tuttavia si interrompe presto: quando Clelia gli dice che considera il loro rapporto un semplice flirt, forse anche perché Carlo proviene dallo stesso milieu sociale da cui è fuggita, il giovane innamorato, che vorrebbe una relazione più seria e solida, rimane deluso e risentito e respinge i suoi ulteriori tentativi di approccio. Durante l’inaugurazione dell’atelier, Nene, al corrente del tradimento di Lorenzo, incontra Rosetta e convinta dell’amore del compagno per la ragazza le annuncia che per non ostacolare la loro felicità partirà per New York, dove è stata invitata a esporre i suoi lavori in una prestigiosa galleria. La stessa sera, informato dell’imminente viaggio di Nene in America e del suo colloquio con Rosetta e temendo di essere abbandonato dalla compagna, Lorenzo comunica alla ragazza, in uno slancio di verità, che non ha intenzione di continuare di loro rapporto (“Io non ho bisogno di nessuno”), scatenando il tragico epilogo della vicenda: il giorno dopo il corpo di Rosetta viene ritrovato nel Po (campo lungo del bordo del fiume con gli infermieri che trasportano la barella coperta da un lenzuolo bianco nell’ambulanza). Fortemente scossa dalla notizia, Clelia esplode in una sfuriata rabbiosa contro Momina alla presenza delle clienti della boutique e della proprietaria della casa di moda (Maria Gambarelli), rimproverandole la sua aridità d’animo e il suo cinismo e accusandola di avere spinto al suicidio l’amica con i suoi cattivi consigli. Nel frattempo Lorenzo si riconcilia con Nene che rinuncia alla mostra a New York sacrificando la carriera artistica per amore del suo uomo. Clelia, sicura di essere licenziata dopo il suo sfogo, riceve inaspettatamente dalla titolare della maison la proposta di riprendere subito il suo posto nella sede romana. La donna accetta e si prepara a partire dopo un ultimo incontro con Carlo a cui spiega le ragioni della sua scelta basata sui valori del lavoro e dell’indipendenza e realizzazione personale (“Lavorare è anche il mio modo di essere donna, di amare, di partecipare alla vita”). 

Self-made woman in carriera orgogliosa della sua ascesa sociale e consapevole delle proprie capacità, Clelia adotta in amore modelli di comportamento di tipo maschile: conduce attivamente il gioco seduttivo, preferisce rapporti precari e poco impegnativi e dimostra scarso interesse per la costruzione di legami familiari, accettando di pagare il prezzo della solitudine. Un personaggio straordinariamente moderno per l’epoca del film, la metà degli anni 50, lontana dai rivolgimenti del ’68, e precorritore della donna emancipata dei decenni successivi. Nene rappresenta un tipo di donna più tradizionale, impegnata con passione nella sua attività artistica e mossa da un amore fedele e incondizionato seppure infelice verso il compagno. Momina e Mariella, le amiche più spregiudicate, trascorrono un’esistenza fatua, oziosa, senza interessi e ideali, persa in una tale girandola di situazioni amorose che qualcuno ha evocato atmosfere alla Sex and the City (3). In realtà il film anticipa le inquietudini, la noia esistenziale, le psicologie che il regista approfondirà nei personaggi delle sue opere dei primi anni 60. Non ha peraltro la stessa carica trasgressiva del romanzo, mancando qualsiasi riferimento alla possibile liaison lesbica tra Momina e Rosetta e l’episodio relativo ai rapporti sessuali avuti dall’architetto (Febo nel libro) sia con Clelia che con Momina durante la notte trascorsa in albergo a Ivrea. Quanto agli aspetti morali del film, può bastare l’analisi che ne ha fatto Italo Calvino in una lettera aperta al regista pubblicata sul Notiziario Einaudi subito dopo l’uscita della pellicola. Secondo lo scrittore, Antonioni ha meritoriamente mantenuto nel film “quel nocciolo morale che fu proprio di Pavese” e  ha mostrato per la prima volta “la vita delle comitive cittadine medioborghesi d’amiche e amici, il sapore delle serate e delle domeniche collettive e automobilistiche, le isterie, le acredini che fermentano sotto lo scherzo [...] mettendo spietatamente in luce la crudeltà spicciola, la sensualità superficiale, la continua viltà di fronte alle situazioni morali più tese“. Calvino apprezza che Antonioni abbia contrapposto a questa descrizione “la presenza d’un altro ritmo di vita, d’un altra ragione e legame, quella del lavoro, qualsiasi esso sia, dirigere sartorie di lusso o maneggiare calce e mattoni, pur che si tratti di realizzarsi in cose compiute ” (4). Nel film il tema pavesiano del “ritorno al paese”, ai luoghi dell’infanzia, è accennato durante la visita di Clelia e Carlo alla bottega di mobili usati. Clelia, come nel romanzo, non rimpiange nulla del suo passato, considerando la sua partenza da Torino come una scelta vincente di riscatto sociale. Il suo ritorno non è voluto e nostalgico come quello di Anguilla ne La luna e i falò, ma fortuito, dovuto solo a esigenze connesse con il suo lavoro. Ottime le interpretazioni degli attori, segnatamente di Valentina Cortese e Gabriele Ferzetti. Ritenuta una delle opere migliori dell’Antonioni pre-tetralogia, ha vinto il Leone d’argento alla XVI Mostra di Venezia.

 

(1) Vittoria Foti. Contributo critico alla ricezione di Tra donne sole di Pavese e Le amiche di Michelangelo Antonioni. Una nuova proposta di analisi. Cuadernos de Filología Italiana, Extra, 2012:159-176.

(2) Nicolas Gruarin. Le donne di Antonioni. Doppiozero, 30 luglio 2017. https://www.doppiozero.com/le-donne-di-antonioni

(3) Betsy Sharkey. Girl power in ‘50s Italy. Los Angeles Time, 15 agosto 2010. https://www.latimes.com/archives/la-xpm-2010-aug-15-la-ca-amiche-20100815-story.html

(4) Italo Calvino. Le amiche e Pavese (lettera aperta a Michelangelo Antonioni). Notiziario Einaudi, IV, n. 11-12, novembre-dicembre 1955, p.12.

Franco Fabrizi, Eleonora Rossi Drago, Ettore Manni

Le amiche (1955): Franco Fabrizi, Eleonora Rossi Drago, Ettore Manni

 

Eleonora Rossi Drago

Le amiche (1955): Eleonora Rossi Drago

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati