Espandi menu
cerca
Prima colpa

Regia di John Cromwell vedi scheda film

Recensioni

L'autore

ethan

ethan

Iscritto dal 21 luglio 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 162
  • Post -
  • Recensioni 1602
  • Playlist 7
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Prima colpa

di ethan
7 stelle

Marie Allen (Eleanor Parker, già alla soglia dei trent'anni ma comunque credibile in questa sofferta e tormentata prova nei panni di una ragazza che all'inizio della storia ha 19 anni ) finisce in prigione in quanto complice del marito in una rapina a mano armata che ha fruttato 40 dollari ma che è costata al coniuge la vita. Inizia così un calvario che, tra angherie della guardiana del suo reparto, la spietata Harper (Hope Emerson, eccezionale nelle 'ingombranti', per stazza, vesti di aguzzina delle carcerate), la durezza del sistema carcerario americano, basato (all'epoca, da come è descritto nel film) sul principio di una punizione spesso sproporzionata se paragonata al reato commesso, e le cattive 'compagnie' conosciute in prigione, faranno di lei, dopo il trascorrere del tempo in cella, una donna ben peggiore (dato che la sua complicità nel crimine commesso è più accidentale che volontaria) una volta uscita ma, al tempo stesso, una seria candidata a rientrarci nel più breve tempo possibile, come suggerisce lo sconfortante e coraggioso 'unhappy' ending.

 'Caged', ovvero 'Ingabbiata', tradotto da noi, con la solita 'cura', nel piuttosto vago 'Prima colpa', è un vigoroso (mélo)dramma di denuncia di un sistema, quello carcerario americano, che trasforma condannati in persone peggiori di quel che erano prima dell'esperienza detentiva, impostata non sulla rieducazione e sul recupero ma sulla sopraffazione e sulla violenza, tanto psicologica quanto fisica. John Cromwell, qui al terzultimo film, dirige con grande senso del racconto la storia 'Women Without Men' di Bernard C. Schonfeld e Virginia Kellogg - da quest'ultima sceneggiata, coraggiosa sia nell'incentrare il tutto unicamente sull'universo femminile, sia nella sua denuncia e nel suo rinunciare a un finale consolatorio e hollywoodiano (il cui pessimismo forse gli è costato l'Oscar) ma a tratti tortuosa nello sviluppo della vicenda e schematica nel delineare i profili psicologici dei personaggi - e con belle trovate di regia, tra cui vale la pena segnalare la sequenza dei titoli di testa, con inquadratura dal di dentro della camionetta della polizia, illuminata unicamente dallo spioncino dal quale si intravede un filo di luce esterna, per poi passare a inquadrare Marie, che sarà la protagonista del film, con lei davanti al penitenziario (la privazione della libertà) e dietro la città (la libertà quindi), la 'ribellione' delle carcerate all'ennesimo sopruso della guardiana, con le donne che reagiscono distruggendo tutto ciò che c'è in cella, la 'vendetta' di una di loro (Kitty, interpretata da Betty Garde) che, fingendosi pazza, pone fine alla 'carriera' della carceriera, nonché il triste finale. L'elemento claustrofobico dell'opprimente vita dietro le sbarre è poi sottolineato visivamente con continue inquadrature delle sbarre che separano non solo le donne imprigionate dalla vita 'normale' ma anche la stessa direttrice, l'umana Benton (Agnes Moorehead ottima in un inusuale per lei ruolo completamente positivo), anche lei inquadrata da dietro una finestra in modo da farla sembrare simbolicamente 'imprigionata' da leggi e procedure che le legano le mani ed intrappolata tra severi burocrati che applicano con zelo e ottusità le norme giuridiche e i classici politici che mirano al loro tornaconto e da una contrastata fotografia in bianco e nero (da film noir, con momenti, come l'inizio già accennato in cui il buio predomina, con piccoli squarci di luce) di Carl E. Guthrie.

Qualche difetto, che attenua di poco il valore della pellicola, risiede nei profili dei personaggi secondari, un po' dei cliché di film appartenente al genere, come ad esempio l'anzidetta guardiana del reparto 13 Harper, sempre cattivissima come in ogni prison movie che si rispetti, oppure le compagne di cella, schematicamente divise tra 'buone' da una parte e 'cattive' dall'altra, e nell'odissea subita dalla protagonista, costruita un po' troppo ad 'arte' con l'accumulo di una disgrazia dietro l'altra per avvalorare la 'tesi', peraltro condivisibile, del film. 

Un film praticamente caduto nel dimenticatoio ma che val la pena recuperare. 

Voto: 7,5.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati