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H2Odio

Regia di Alex Infascelli vedi scheda film

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La recensione su H2Odio

di degoffro
2 stelle

Alex Infascelli conferma di essere un bluff. Dopo l'orrido "Almost blue" da un romanzo di Carlo Lucarelli ed il discutibile "Il siero della vanità" da un soggetto di Niccolò Ammaniti, ecco questo "H2Odio" da un soggetto originale (!?!) dello stesso regista e di Vincent Villani. Sbalestrato, confuso, delirante schizofrenico incubo psicologico di sconvolgente pochezza narrativa, imbarazzante nullità emotiva, sconcertante piattezza: non una suggestione, una evocazione, una sorpresa, una novità, un barlume di tensione. Più che angoscia e disturbo suscita ribrezzo, gelo, incredulità e raccapriccio, più che spavento ed ansia comunica ilarità, sonnolenza e rabbia. Noia mortale e colossale fatica ad arrivare al termine di una vicenda improbabile, faticosa, monotona, quando non ridicola, dai dialoghi di frequente inascoltabili. "Una specie di The descent metts Ingmar Bergman che si sviluppa come un costrutto psico teorico talmente esplicito e pacchiano che sembra di stare davanti ad un manuale di psicologia per liceali in immagini" (Pier Maria Bocchi da "Nocturno"). Un accumulo indigesto, nebuloso, indecifrabile, intangibile ed immotivatamente astratto di respiri affannati, lamenti continui, monologhi senza capo né coda, risolini isterici. E le sequenze brutali o crudeli (quella in bagno, dove Olivia è alle prese con la sua spalla, è grottesca, quella di cannibalismo semplicemente folle) paiono gratuite, inutili e del tutto superflue. Il regista eccede in metafore, simboli, segni dimenticandosi dell'elemento essenziale per un film: il coinvolgimento del pubblico. Un'ora e mezza che sembra un'eternità, causa anche la recitazione improponibile e ben sotto il livello di guardia delle cinque, svogliate ed anonime protagoniste, alle prese con personaggi unidimensionali, uno più odioso ed indisponente dell'altro, tanto che non ci si preoccupa nemmeno per la loro cruenta ed inattesa (ma va là...) fine, anzi... E lo spaventoso (questo sì) doppiaggio non aiuta. Il film irrita ed infastidisce (e non poco) poi per l'esibizionismo sfacciato, protervo, grossolano e fine a se stesso del suo autore. Infascelli si compiace bellamente delle sue presunte abilità tecniche, insiste in modo debordante con inquadrature allucinate e disorientanti, grandangoli, sovrimpressioni, dissolvenze ripetute, incrociate e fuori fuoco, scene lente e lunghissime, primi piani continui, ma il suo stile freddo, ridondante ed ossessivo, falsamente sperimentale, visionario od innovativo, non fa altro che far assomigliare la sua opera al più caotico ed insopportabile dei videoclip (non a caso è stata MTV a trasmetterlo per la prima volta in televisione). Da sottolineare anche che l'idea che sta alla base della soluzione del film e spiegata meccanicamente con le didascalie finali (la protagonista è affetta dalla sindrome del gemello evanescente e porta dentro di sé i segni di una gemella mai nata) è un collage raffazzonato ed abusato di mille altri titoli, il primo dei quali a venire in mente è l'eccellente "Le due sorelle" di Brian De Palma. Chiara e scontata anche l'influenza dell'ondata di horror made in Japan, ma non mancano immagini che sembrano uscite dal già dimenticato "Blair Witch Project". Le musiche elettriche di Steve Von Till sono piuttosto cacofoniche e ridondanti. Piccola partecipazione di Mauro Coruzzi, alias Platinette, nei panni di uno psichiatra. Può infine anche essere vista come coraggiosa ed innovativa l'idea di evitare la circolazione in sala per appoggiarsi direttamente alla distribuzione in Dvd (il film è uscito in edicola allegato a "La Repubblica" e a "L'espresso"), considerato anche il poco appeal che i nostrani titoli di genere hanno presso il pubblico (vedi anche i flop commerciali dei due precedenti film di Infascelli che pure avevano alle spalle grosse produzioni come la Cecchi Gori dei tempi d'oro per "Almost Blue" e la 01 Distribution/Rai Cinema per "Il siero della vanità") ma il livello modestissimo ed increscioso del film oltre a non indurre a ben sperare per simili future operazioni, fa cinicamente credere che si è voluto evitare un massacro commerciale più che probabile in sala, visto che il passaparola avrebbe decretato un inevitabile, impietoso ma doveroso pollice verso. E il fatto che il film fosse scaricabile da Internet a 4,90 Euro a distanza di un mese dalla sua distribuzione in edicola oltre al suo rapido passaggio in Tv, a meno di due mesi dalla distribuzione stessa, non è stato certo un segno incoraggiante, anzi sembra confermare questa ipotesi. La dedica finale alla sorella, visto lo sviluppo del film, è purissimo comico involontario. La domanda conclusiva "sei tu il sopravvissuto?" invece è molto pertinente: bisogna proprio ritenersi dei sopravvissuti se si riesce a giungere alla conclusione della pesantissima visione di questo strazio, in cui peraltro, alla fine non si riesce nemmeno bene a capire perché le cinque ragazze decidano di isolarsi e digiunare insieme, visto che non paiono proprio delle amiche inseparabili. Dubbio peraltro espresso anche da una delle protagoniste Mandala Tayde, in un'intervista a "Nocturno" dove manifesta le sue perplessità sul prequel della vicenda narrata. Detto tutto. Di riuscito così di questa operazione ci paiono solo la copertina del dvd, realizzata da Ana Bagayan, giovanissima pittrice armena emigrata negli Stati Uniti e la frase di lancio: "dal 3 maggio in nessun cinema". Per fortuna, è il caso di aggiungere. Ha ragione Infascelli a dire che questo film ambizioso, in cui a suo dire c'è tutto, dunque in definitiva niente, non è un horror: è molto più semplicemente un orrore. Al regista consigliamo volentieri di rifugiarsi solitario, per un lungo e meditato periodo di riposo, su un isolotto sperduto per una bella dieta a base di acqua, per purificarsi dalle sue presunzioni ed arroganze e liberarsi oltre che liberarci dalle sue incredibili idiozie cinematografiche che, con sfacciato ed indisponente coraggio (è questo il suo vero ardire più che la scelta di un'alternativa via distributiva) continua a proporre ad uno spettatore che comunque per la terza volta lo ha sistematicamente bocciato senza appello. Urge davvero fermarlo per una necessaria pausa ai boxes.
Voto: 1

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