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Tempesta su Washington

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tempesta su Washington

di Dany9007
10 stelle

E' sicuramente una forzatura dire "certo che oggi film come questi non ne fanno più", tuttavia dopo la visione di una pellicola come questa si è facilmente tentati di osservare come la struttura narrativa, l'intreccio, la sceneggiatura e, naturalmente, gli interpreti di quell'epoca difficilmente riuscirebbero a trovare una sintesi così brillante oggigiorno. Innanzitutto stupisce il tema principale del film: l'elezione del Segretario di Stato da parte del senato. Una tematica nemmeno troppo appassionante: non ci sono guerre sullo sfondo o complotti militari (come ad esempio in Cinque giorni a maggio), la vicenda al contrario si svolge principalmente tra gli scranni dei senatori. Tuttavia ecco che il regista inizia a mostrare al pubblico gli interessi di ciascuna parte: il presidente degli Stati Uniti, ormai gravemente malato, che ambisce a porre una persona di sua fiducia per quella carica, il candidato Segretario di Stato Leffingwell che non ha un passato del tutto limpido (negando di aver partecipato ad incontri di propaganda comunista, egli ha mentito alla commissione che lo interrogava sull'argomento), il senatore repubblicano Colby che cerca di far naufragare questa candidatura. Ma la vicenda si fa ancor più complessa, la candidatura di Leffingwell, che viene appunto mostrato come un uomo estremamente retto, ma "colpevole" di certe frequentazioni, che a valle della caccia alle streghe ancora pesavano nell'America di quegli anni, rischia di rovinare nella polvere, grazie alle losche trame di Colby. Per questo i compagni di partito di Leffingwell utilizzeranno gli stessi sistemi anche nei confronti del presidente della commissione. Questa sintesi approssimativa dimostra quanto Preminger non si sia accontentato di sviluppare una trama che portasse a mostrare gli intrighi di palazzo dell'area più reazionaria del paese. Al contrario: alla fine le mosse più spietate, i colpi più bassi nascono proprio da alcuni soggetti ancor più fanatici dell'area democratica, che pur di insediare una figura di loro gusto non si tirano indietro in tentativi di ricatto, che poi sfoceranno in tragedia. Il finale è degno del resto della pellicola: nessun vincitore. Con la morte del presidente, il vicepresidente in carico sceglierà il "suo" Segretario di Stato. Splendidamente intepretato da tutti: un misurato Henry Fonda, perfetto nel ruolo viene sovrastato dalla performance di Walter Pidgeon, nel ruolo dell'energico ma arguto compagno di partito e su tutti troneggia nella sua ultima indimenticabile performance, Charles Laughton, interpretando una cariatide della politica, avvezzo ad ogni strategia (anche la più scorretta) e ormai pressochè insensibile ad ogni tragedia. Notevole anche il colpo di scena per cui il ricatto a cui è posto il presidente della commissione, riguarda una sua relazione omosessuale, che, per la prima volta in un film, lo porta anche a visitare un locale gay. 

 

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