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Il giorno più lungo

Regia di Ken Annakin, Andrew Marton, Bernhard Wicki vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il giorno più lungo

di axe
9 stelle

All'alba del 6 giugno 1944, un moltitudine di navi fu visibile dalle coste della Normandia. Erano pronte a sbarcare sul continente ingenti forze militari alleate, mentre altri contingenti avevano raggiunto la Francia tramite alianti e paracadute. L'operazione ebbe successo ed aprì la strada agli Alleati in direzione di Parigi e di altre località dell'Europa occupata dai tedeschi, e, poi, della Germania. Fu il D-Day. Questo film ne racconta la storia, seguendo le vicende di alcuni personaggi chiave, sia tra i tedeschi, sia tra gli Alleati, anche nei giorni immediatamente precedenti, e ricostruendo le fasi della battaglia, fino al consolidamento della presenza delle truppe anglo-franco-americane sul territorio. La sceneggiatura dà particolare risalto ad alcuni aspetti della vicenda. Innanzitutto, l'iniziale scetticismo dei comandi tedeschi, ma anche una certa rassegnazione, nel momento in cui l'evento si verifica - quasi, i generali, militari d'esperienza, sapessero che la sorte dell'avventura nazista era segnata in partenza e questo fosse un importante passo verso la fine; inoltre, emerge lo spirito di collaborazione tra i combattenti alleati, americani, inglesi, francesi, i membri della resistenza, ed i civili. La prima parte del film, dedicata alla preparazione delle operazioni, crea una certa tensione, generando nello spettatore un'aspettativa che trova poi soddisfazione nella lunga seconda parte, ricchissima di sequenze d'azione, con combattimenti d'ogni genere. Lanci con il paracadute, agguati, assalti frontali, scambio di colpi di artiglieria ... ce n'è di ogni genere. Sotto questo aspetto, il film è veramente completo. Le lunghe sequenze dei combattimenti sono in grado di entusiasmare ogni appassionato di film di guerra, tant'è che da molto giovane, guardavo e riguardavo la videocassetta del film. Rivisto oggi, in età più matura, però, non posso non elevare una critica. Quest'opera, infatti, è figlia dei suoi tempi, inizio anni '60. Si pone l'accento sull'eroismo e la coesione dei combattenti alleati, mostrati spaventati dall'imminente attacco, ma anche entusiasti. I soldati vanno all'assalto incuranti dei gravissimi rischi per la loro vita, colmi di fiducia verso i loro comandanti - all'apparenza severi, ma in fondo bonari, come genitori un po' burberi - e sorretti dalla convinzione di essere dalla parte dei "giusti". I combattenti non mostrano uno spirito critico verso il "macello" cui furono mandati, ne' il regista ha interesse ad evidenziare questo aspetto; si limita a mostrare, oltre a "massacri collettivi" in cui interi gruppi di soldati sono spazzati via da fuoco di artiglieria, mitragliatrici e ordigni vari, qua e là, singoli personaggi morire in un attimo. In linea con quest'interpretazione, il tono della narrazione è leggero. Gli inglesi sono quasi ridotti a macchiette, mentre dei francesi si tiene a rimarcare che stanno combattendo sul suolo patrio; tutti, comunque, portano a termine il compito loro affidato con determinazione e consapevolezza. Il cast è ben nutrito; sono presenti, tra i molti, Robert Mitchum, Richard Burton, un giovane Sean Connery, Henry Fonda, un John Wayne particolarmente "guerrafondaio". A me piacque - e piace - il meno noto Hans Christian Blech, nelle vesti dell'ufficiale tedesco Pluskat. Costumi, ambientazioni, mezzi sono realistici; la realtà storica mi sembra rispettata. Il mio giudizio, in piccola parte anche influenzato dall'affetto che ho provato per questo film da bambino e da adolescente, è largamente positivo. E' una validissima ricostruzione del celebre evento del D-Day; può però infastidire per la retorica filo-alleata, e per l'assenza di spirito critico verso l'orrore della guerra.

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