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Me and You and Everyone We Know

Regia di Miranda July vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Me and You and Everyone We Know

di laulilla
7 stelle

Deliziosa commedia d’esordio di Miranda July, regista del cinema indipendente americano che nel 2005 fu premiato a Cannes con la Caméra d’or, suscitando molti consensi e qualche scandalizzato dissenso.


È il racconta del nascere incerto di una storia d’amore fra due persone un po’ stralunate e insolite: lui, Richard (John Hawkes), è un uomo che, lasciato dalla moglie, che ha affidato a lui i due piccoli figlioletti, si dà fuoco alla mano sinistra, rimediando una tremenda scottatura, nonché una vistosissima bendatura, lì a ricordargli che sarebbe meglio non scottarsi un’altra volta.
Richard è commesso in un grande negozio di calzature, scenario dell’incontro con lei, Christine (Miranda July), entrata per comprarsi un paio di scarpe.
Christine è autista: trasporta persone anziane, le cui vicende segue con viva partecipazione, ma vorrebbe affermarsi - prima o poi - come artista multimediale creativa.

L’incontro col timido e impacciato commesso è quasi un colpo di fulmine per lei, che, rovesciando il ruolo passivo che le convenzioni sociali avevano assegnato alle donne, si era messa insistentemente a corteggiare il recalcitrante Richard, timoroso di farsi coinvolgere in un’altra storia amorosa.


Nel film, però, sono presenti numerosi altri personaggi: una scorbutica gallerista, a cui invano Christine si rivolge per ottenere un giudizio sui suoi lavori; un aitante giovanotto, che si lascia spaventare da due disinibite adolescenti che lo insidiano, cercando di tentarlo con le loro goffe profferte erotiche, nonché infine i due bambini di Richard: Peter e Roby.


Questi due fratellini, soli in casa per l’intera giornata, per non annoiarsi, si impegnano nella chat del loro collegamento Internet, scrivendo a ignoti interlocutori cose molto oscene, almeno a loro giudizio, perché i bambini – Freud docet  – hanno un concetto tutto loro di ciò che è osceno.

Ne scaturiscono alcuni momenti di cinema deliziosi e tenerissimi, grazie anche alla straordinaria bravura del piccolo Roby (Brandon Ratcliff), impegnatissimo a parlare di “popò”, che,  per lu, è il massimo tabù, da violare, in gran segreto, spesso e volentieri durante le conversazioni con i coetanei, quando le brutte parole si possono finalmente dire senza essere sgridati.

 

Da questa chat, connotata dalla buffa coprolalia, nascerà l’incontro imprevedibile e l’abbraccio materno, che suggellerà  con delicata poesia il finale dolce e tenero di questo film.

Bellissimo e sorridente racconto della diffusa solitudine degli uomini, delle donne, dei bambini e persino di un pesce rosso, dimenticato sul tetto dell’auto, nella sterminata periferia di una metropoli americana.

 

 

 



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