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Crash - Contatto fisico

Regia di Paul Haggis vedi scheda film

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La recensione su Crash - Contatto fisico

di scapigliato
8 stelle

L’Incidente come contatto fisico, come filo rosso che unisce vite diverse in una unica città: quella Los Angeles anche estraniante che ha in serpo una sorpresa dietro l’altra. La regia di Paul Haggis è una bella conferma, a riconfermare il suo talento nel raccontare storie, sia semplici che straordinarie, in cui la casualità diventa la musa ispiratrice per un affresco a tutto tondo del mondo americano. Perché di mondo a parte a volte si tratta, evidenziando le peculiarità sue tipiche che però son diventate patrimonio dell’immaginario mondiale. Mondo a parte perché a volte è paradigma di tutte le nostre vite, e chissà in quante occasioni non abbiamo pensato all’inesistenza dell’America come paese ma della sua esistenza come film, romanzo, finzione. Così Haggis ci ricorda con fascino e dramma come le storie siano invece patrimonio di tutti, e che non c’è paradigma migliore che il cinema per sentirsi tutti sulla stessa barca. Se poi, l’America non ha ancora sepolto la sua anima segregazionista, il suo impeto razzista insito nella sua terra fin dai giorni dello sbarco famoso, allora il film assume il ruolo di denuncia sociale. Anche gli attori soo nello stato di grazia di cui a volte si parla come condizione necessaria per permettere ad un film di essere ciò che vuole essere. Qui infatti, da Don Cheadle a Sandra Bullock, sono tutti impegnati a dipingersi come atomi impazziti all’interno di un circo di emozioni, di crucci e di dubbi esistenziali che fanno l’uomo uguale, ad ogni latitudine. Su tutti trionfa un cattivo Matt Dillon dal cuore d’oro, il cui razzismo eslpicito è solo una difesa per esorcizzare un’insicurezza latente ed un bisogno d’affetto grande come il mondo. Lo stesso per Ryan Phillipe anche se i punti cardinali del suo personaggio sono opposti a quelli di Dillon. Infatti il bravo ragazzo poliziotto difensore dei più maltrattati, davanti al rischio, al pericolo, ma forse messo davanti ad una situazione di proprio potere, non spreca occasione per rischiarsi, sbagliarsi. Un lusso che costa la vita al personaggio che apre e chiude il film legandolo in tutti i suoi piccoli mondi. La paura del diverso è un tema che attraversa trasversalmente tutta l’arte fin dai tempi in cui l’are s’è imposta come rappresentazione della vita, e in “Crash” non perdona nessuno: né il bravo poliziotto bianco, né il sempre bersagliato mediorientale artefice di un gesto inconcepibile dettato dalla frustrazione di sentirsi inferiore, fino alla famigliosa borghese che difende i diritti civili per ricarmi su il proprio status symbol in onore di una politica che non lavora per nessuno se non per stessa.

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