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Getaway!

Regia di Sam Peckinpah vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Getaway!

di axe
9 stelle

Carter McCoy, detto "Doc", è un ex-rapinatore, da tempo detenuto; grazie all'impegno della moglie Carol, ottiene la libertà. Chi ne decreta la scarcerazione è un faccendiere coinvolto in vicende di malavita e lo fa con lo scopo di inserire McCoy in una batteria di rapinatori prossima ad un colpo in una banca. La rapina viene compiuta, ma ci sono complicazioni. Una persona all'interno della banca rimane uccisa; uno dei banditi - i personaggi che avevano contribuito precedentemente all'imprigionamento di McCoy - ne uccide un altro, e tenta di eliminare, senza riuscire, anche il protagonista. Inoltre, il bottino è di molto inferiore rispetto quanto dichiarato dai media. Quali trame sono state ordite all'oscuro di McCoy ? Il maestro del cinema statunitense Sam Peckinpah dirige un poliziesco con molta azione e venature noir, affidando i ruoli dei protagonisti a Steve McQueen (Carter McCoy) e Ali MacGraw (Carol). McCoy è un uomo dal passato criminale; in carcere conduce vita del detenuto modello sperando che ciò possa aiutarlo ad ottenere la libertà, ma ciò non accade. E' di maggior incisività l'intervento di Carol, la bella e giovane moglie, la quale arriva a concedersi alla persona in grado di far scarcerare l'uomo, il ricco faccendiere Benyon, che matura progetti ben precisi circa la sorte di McCoy. Carol e McCoy formano una coppia affiatata, nonostante i frequenti bisticci. L'uomo prende decisioni che impone alla compagna, anche con una certa prepotenza; ma, se le cose volgono al meglio, per i due, è grazie ai buoni uffici della donna, mai vacillante nel suo sentimento per Carter ed anch'ella molto determinata. L'epilogo, favorevole alla coppia, la vede pronta ad iniziare una nuova vita in Messico, la quale inizia con un atto di correttezza. Di comune accordo, ricompensano oltre misura un anziano che li ha aiutati nella fuga. Questa "redenzione" fa passare in secondo piano il dettaglio che McCoy e Carol siano due malviventi con poche remore nell'uccidere. Ma - e qui emerge la critica sociale e circa la natura umana che Sam Peckinpah non può far mancare - si tratta delle persone meno sgradevoli tra i principali soggetti del racconto, in quanto dotate di una notevole eticità. Alle loro spalle si tessono intrighi, i cui fautori e potenziali maggior beneficiari sono personaggi delle istituzioni o dell'economica locale. Criminali in guanti bianchi che sfruttano le capacità operative altrui, ma sono troppo vigliacchi per esporsi in prima persona. Carol e McCoy devono dunque preoccuparsi di questi ultimi, non di sceriffi o poliziotti, che vediamo braccarli con, decisamente, poca motivazione. Dunque la sceneggiatura, scritta da Walter Hill, premia questi due fuggitivi, pur mettendoli in situazioni difficili.  A tal proposito è degna di nota la lunga fase che li vede intrappolati nell'autocarro che trasporta l'immondizia. E' l'altra faccia del benessere diffuso negli U.S.A., che il regista ci mostra per buona parte del racconto; quello che non serve più, cose della quotidianità, avanzi d'ogni genere e taglia finiscono in discarica, dimenticati lì e destinati ad essere seppellito da altri rifiuti. E' possibile leggere in ciò una metafora, la quale rappresenta una critica contro una società dinamica, cieca, egoista. Anche le persone possono essere trattate come gli oggetti abbandonati con indifferenza in discarica; è il caso del veterinario preso in ostaggio, insieme alla moglie, dal bandito Rudy. Mentre la donna è ben contenta di vivere un'avventura con il più "virile" malvivente, il medico sentendosi gravemente umiliato dai due per la debolezza, la scarsa considerazione nei suoi confronti, e l'incapacità di opporsi, si uccide, e di ciò nessuno si duole o preoccupa. La società descritta dal regista è anche estremamente violenta; tanto è radicato questo connotato, da essere le sue manifestazioni oggetto d'intrettenimento per i più giovani, i quali, in occasione di ogni sparatoria, fanno capolino dai loro rifugi improvvisati per godere degli "spettacoli"; ciò richiama alla mente la sequenza iniziale di "Il Mucchio Selvaggio", diretto pochi anni prima dal medesimo regista. Ai già citati bravi Steve McQueen e Ali MacGraw, si aggiunge, nel cast, l'interprete di Rudy, Al Lettieri, il quale ben rende la personalità border-line ed estremamente violenta dell'infido criminale. Il film non ha un ritmo particolarmente vivace. Nella prima parte conosciamo i personaggi e gli intrighi nei quali sono coinvolti; la seconda racconta della fuga dei due protagonisti; l'azione (rapina, inseguimenti, sparatorie), non manca; Sam Peckinpah costruisce queste sequenze facendo ampio uso della tecnica del ralenti, utilizzata per enfatizzare sentimenti come epicità, o sofferenza. Il maestro americano intrattiene ed emoziona, ma, soprattutto, fa riflettere. Il suo occhio, attento ed estremamente critico, ci racconta, ancora una volta un'America dinamica, egoista ed edonista; avida, crudele e corrotta; terra di conquista per i peggiori balordi, ma anche di buone opportunità per chi è in grado di coglierle.

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