Regia di Philippe Garrel vedi scheda film
Un cinema estremo, per alcuni versi documentaristico/realistico ma allo stesso tempo immerso nell'infrazione assoluta della speranza , nello spegnersi d'ogni sogno , nell'affermazione della inutilità dell'amore come soluzione , nell'impossibilità di qualsiasi cambiamento o rivoluzione. François è un poeta o forse crede solo di esserlo. Certamente è una creatura impossibilitata a vivere nella realtà. La sua morte è voluta , una soluzione Werneriana? O è solo un errore? Ma importa davvero? Quando ho scritto quasi documentaristico mi riferivo alla prima parte, dove la rivolta è vista come in vecchio telegiornale senza spazio per l'enfasi o il mito. Nella seconda parte i personaggi sono quasi dei fantasmi, degli zombie in un mondo che non appartiene loro né è possibile che essi vi appartengano. nulla può essere trattenuto in quanto ineluttabilmente destinato ad essere perso . anche l'amore più puro e sublime . il dolore di questa non-esistenza non può che travolgere l'essere umano e il suo orgoglio. a questo punto una 'storia normale' è impossibile in questo cinema dove Garrell cerca di sottrarre la banalizzazzione dei sentimenti di questa epoca e forse di tutte le epoche. allora perché ho dato solo SUFFICIENTE al film? per due motivi : uno è la mia 'difficoltà' ad affrontare un cinema come questo. l'altro è , a mio modestissimo avviso, che non sia pienamente riuscita a Garrell la coniugazione delle due parti . La prima è ottima nella sua lettura de-mitizzata del 68. La seconda è straordinaria nella sua poesia.
Lo avrei diviso in due film: il 68 secondo Garrell. I sentimenti secondo Garrell.
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