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Les amants réguliers

Regia di Philippe Garrel vedi scheda film

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La recensione su Les amants réguliers

di HAL70
4 stelle

Prima le barricate, le molotov, i fuochi della gioventù sessantottina contro poliziotti a Parigi e ricostruzione pauperistica, altro che Bertolucci.
Poi, seconda parte, arriva al massimo il nitore della fotografia, primi piani di un bianco e nero davvero lancinante tanto suggerisce dell' animo di giovani uomini e donne nel primo inferno privatistico che segue il rito del dissenso. Sono tutti belli ( e bravi, tolto Louis Garrel ), hanno il solito e ormai topico problema dei film del genere : farsi ospitare da un amico con la grana e piuttosto progressista, tentando di convincersi che questo non spunti il loro bagaglio morale rivoluzionario. Seguono interminabili fumate d' oppio, omaggi con sguardo in macchina al Bertolucci di " Prima della rivoluzione ", suicidio (?) dell' eroe protagonista ( altro omaggio, probabile, al grande Eustache )e tradimenti nella coppia accettati con l' ipocrisia di chi dissimula la borghesissima gelosia amorosa, corse sui tetti, gentilezza e buone maniere da " rivoluzionari gentiluomini " con le forze dell' ordine che irrompono la mattina presto , realizzazione di sè in fughe dalla Francia verso New York o un Marocco genetiano ( i gay, qui, sono molto colti, consapevoli del proprio cuore e dell' universo mondo, ma, come dire, stereotipati in un travestitismo isterico dolente e , diremmo oggi, uncorrect ). Basta scappare sui tetti per ricordare Vigo ? Non crediamo, come non è facile consentire alla rappresentazione fuori tempo massimo di una purezza dei rivoluzionari a cui evidentemente Philippe Garrel crede davvero.
Se i dreamers bertolucciani erano già attori del riflusso borghese nella rivoluzione, fatto salvo l' idealismo dell' ingenuo americano in trasferta, con Garrel si fluttua tra la pienezza dello scontro politico e la tensione assimilazionista del " privato " ma la soluzione di continuità, direi, c' è e appare ( seconda parte della pellicola molto più gradevole, anche e soprattutto nei lunghissimi primi piani, piani sequenza e lentezze languide di sceneggiatura ).
Partitura musicale semplicemente magnifica.
Peccato che il film non rischi come potrebbe ( dovrebbe ) rinunciando, a favore della fenomenologia quasi documentaristica a molti spunti di poesia che, quando si rivelano, quasi fanno male tanto sono fiabeschi, implacabili, avvolti d' amore.

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