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I gemelli

Regia di Ivan Reitman vedi scheda film

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La recensione su I gemelli

di Stefano L
6 stelle

Twins' sequel in the works with Arnold Schwarzenegger and Danny DeVito

 

Commedia d’esordio con Arnold Schwarzenegger, “Twins” ha un soggetto piuttosto esile: in seguito a un esperimento genetico concepito per produrre “il figlio perfetto”, sono stati erroneamente generati due bambini, i quali verranno divisi alla nascita e avranno un futuro agli antipodi. Julius (Schwarzy) viene educato in un’isola del Pacifico, ove si dedica intensamente agli studi e al duro esercizio fisico. Vincent (Danny De Vito), invece, dall’aspetto tarchiato, cresce in un orfanatrofio di Los Angeles, da cui si dà alla fuga, intraprendendo una carriera professionale illegale, la quale lo porterà ad indebitarsi con degli allibratori spietati. Julius saprà dell’esistenza del consanguineo solo all’età di trentacinque anni e si indirizzerà tramite una barca a remi verso la California, in quanto pensa che Vince, sebbene mai incontrato, potrebbe aver bisogno di lui. Effettivamente il dissoluto gemello è nei guai e così prende piede un’avventura stravagante, tra scagnozzi armati di ascia, colpi di pistola alle caviglie, intrallazzi della malavita, scontri muscolari concitati e ricongiungimenti lacrimevoli. Schwarzenegger, simpatico nonostante la recitazione impacciata (sguardo perenne da stoccafisso) fosse ancora intrisa di un pesante accento austriaco, non pare molto a suo agio nel contesto ma l’indole da ingenuo idealista trova un punto di raccordo funzionale col più navigato De Vito, dando luogo a siparietti discretamente ameni e un’autoironia dopotutto avvertibile, fino a raggiungere momenti addirittura toccanti, al netto delle occasionali volgarità, della ripetività di slang e gesti, delle forzature e della melassa (difetti spesso presenti). Nelle parti di supporto compaiono una Chloe Webb (Linda) nella maschera stereotipata dell’oca giuliva, David Caruso (Al), nei panni del delinquentello da quattro soldi, Kelly Preston (all’apice della sua bellezza) e caratteristi preziosi quali Bonnie Bartlett e Marshall Bell. La connessione soppesata dei generi (che comprende pure elementi crime e on the road), il montaggio accurato e delle musiche al sintetizzatore accattivanti sciorinano quell’intrattenimento leggero ed efficace quanto basta adatto al pubblico dell’era Reagan; il tipo di spettacolo scanzonato e disimpegnato di cui Reitman ne fu alfiere. A proposito: ciao Ivan! Fai buon viaggio!

 

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