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Shangri-La

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Shangri-La

di AndreaVenuti
9 stelle

Shangri-La è un film giapponese del 2002, diretto da Takashi Miike; presentato al Far East Film Festival 2003 dove si è aggiudicato un meritatissimo Gelso d'Argento (il primo premio invece è andato all'hongkonghese Infernal Affair della coppia Andrew Lau e Alan Mak).

 

Sinossi: L'onestissimo e diligente Umemoto (Tokui Yu), presidente di una piccola topografia di Osaka, rischia seriamente la banca rotta per demeriti non sui; la situazione è isostenibile e l'unica semplice via d'uscita sembra il suicidio. Il giorno del fatidico evento, incontra due uomini che lo aiuteranno a risalire la corrente: il "sindaco" abusivo di una comunità di senzatetto (Aikawa Show) e lo scrittore fallito Kuwota (Sano Shino).

locandina

Shangri-La (2002): locandina

Miike è un regista che definire iper-produttivo sembra un eufemismo. Nel 2002 gira la bellezza di 6 film alcuni dei quali se non sono capolavori poco ci manca come Dead or Alive final oppure Graveyard of Honor;  due Yakuza-eiga molto diversi ma uniti da una poetica "comune" che il regista ripropone in quasi tutti i suoi film, poetica che emerge -come vedremo- anche in questo film, nonstante sia tutto tranne che un film Yakuza (Raffaele Meale in Storia del cinema Giapponese dal 1970 al 2010, lo ha definito "un'opera dalle venature kurowasiane del dramma sociale").

 

Shangri-la inizia come quasi tutti i film di Miike, con un prologo molto interessante: siamo subito catapultati in medias res all'interno di una baraccopoli fuori Osaka, dove un senzatetto viene svegliato bruscamente da un gruppo di manigoldi che scaricano rifiuti, noncuranti dei poveri sventurati che li ci viivovo; i farabutti fortunatamente verrano fermati da un presunto poliziotto che si rivelerà essere uno scritto fallito (Kuwota).

Fin dai primi minuti emerge una forte critica alle le istituzioni giapponesi, menefreghiste verso i più deboli, emarginandoli lontano dal centro abitato: «hanno paura di prendersi un raffreddore se si lavano spesso, nessuno qui ha i soldi per un dottore» sottoliena il "sindaco" della comunità a Kuwota.

La critica di Miike è abbastanza stratificata e si scaglia pure contro i proprietari di multinazionali che non hanno timore nel rovinare le vite dei loro dipendenti e collaboratori continuando in privato a godere di privilegi non meritati: «divorzi, famiglie in frantumi e suicidi al giorno d'oggi sono cose trroppo comuni» così esclama un rassegnato Kuwota.

 

Shangri-la presenta quindi una forte critica sociale ma obiettivamente non ha la forma e struttura di un cosiddetto "film impegnato", certamente 'elemento umanista è molto chiaro ma ben mascherato da commedia ironica e grottesca come dimostra l'eccentrico "Sindaco" che in realtà è un ex sicario della yakuza che ha finalmente trovato la felicità nella comunità di senzatetto da lui stesso denominata Shangri-la: «è un posto carino e tranquillo, un paese utopico e senza violenza».

La ricerca della felicità è da sempre tematica cardine del regista qui finalmente trovata e non a caso questo è uno dei pochi film di Miike che finisce con l'happy-end, dopo tutto ogni tanto fa bene sognare.

 

Miike è molto noto per il coraggio iconoclasta e per il suo stile estremo e nonostante qui sia molto equilibrato, ritroviamo alcune chicche alla Miike; per prima cosa il regista smitizza la tanto celebrata onestà giapponese e mi riferisco alla scena del portafoglio ritrovato (non aggiungo altro poichè si tratta di uno sviluppo narrativo molto interessante e soprattutto divertente che vedrà in nostri eroi in un'azione di aggiotaggio) oppure immancabile la rappresentazione di atti sessuali (fuori campo ma molto chiaro, questa volta mi riferisco al vecchio multimilionario che ha rovinato la vita di Umemoto).

 

Shangri-La è un film di Miike che sicuramente spiazzerà coloro che lo conoscono solo per i suoi yakuza-eiga ma vi assicuro che vi divertirà, commuoverà e vi farà riflettere. in un mondo dove solidarietà, altruismo ma anche semplicemente umanità sono ormai parole vuote e prive di senso, un film come questo è assolutamente necessario, da far vedere a tutti e sottolieno tutti.

 

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