Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
Miquette lavora con sua madre, la vedova Grandier. Urbain de la Tour Mirande, timido nipote del marchese, è innamorato di lei; Miquette è a sua volta innamorata di Urbain, ma la timidezza di lui crea equivoci; lo zio poi, convinto che Miquette cerchi solo di sistemarsi, per allontanarla da Urbain le propone di accompagnarla a Parigi per diventare attrice; lei accetta e respinge i nuovi approcci di Urbain. Continuano giochi di sì e no, tipici del vaudeville, con tutte le esagerazioni farsesche richieste dal genere, con travestimenti per le scene di teatro (i tre moschettieri) alternate alle vicende degli attori, finché lo zio si innamora della madre di Miquette che a sua volta potrà sposare Urbain.
Mi è difficile apprezzarlo perché non mi piace il genere; la satira della società, lodata da alcuni, mi pare che rientri in quella convenzionale del genere, che fa ridere senza mordere, e non mi consente di trarne deduzioni sulle idee del regista. " Voila un film dont les situations, en principe, sont drôles. Il nous laisse impassible. On sent bien que l'humour n'est pas sa première nature. Les gags, nombreux et bien imaginés, ont je ne sais quoi d'âpreté qui les empêche de produire le résultat voulu" (Louis Chauvet, Le Figaro). Concordo. Ricordo che alcune scene mi erano piaciute, ma in un contesto così leggero che a distanza di pochi giorni non mi ricordo già più quali fossero.
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