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Whisky a volontà

Regia di Alexander Mackendrick vedi scheda film

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La recensione su Whisky a volontà

di Utente rimosso (SillyWalter)
7 stelle

 

locandina

Whisky a volontà (1949): locandina

        "Whisky, uisge beatha (pronuncia: uisghebà), in gaelico significa acqua di vita e per un isolano una vita senza whisky non é degna di essere vissuta." 

 

       "A nordovest della Scozia si trovano le deliziose Isole Ebridi Esterne. Gli abitanti sono gente felice, con pochi e semplici piaceri (da una casa assolata esce il frutto dei semplici piaceri, bambini uno dietro l'altro a non finire)... L'isola di Todday dista cento miglia dalla terraferma, cento miglia dal più vicino cinema o della più vicina sala da ballo. Oh, ma gli isolani sanno come divertirsi. Hanno tutto ciò di cui hanno bisogno (si levano i bicchieri di un'affollatissima taverna). Ma nel 1943, un disastro sconvolge la piccola isola, non una carestia né le bombe di Hitler o orde di eserciti invasori. Qualcosa di molto... molto...peggio."

 

        Durante la guerra l'esaurimento delle scorte di whisky porta lutto e depressione tra gli abitanti di Todday. Gli isolani si ritrovano al molo all'arrivo delle navi con la faccia di chi spera nel ritorno di un figlio dal fronte e se ne tornano poi indietro delusi, a testa bassa e tra sonori sospiri. Il caso vuole che in una notte di nebbia grossa una nave fuori rotta vada a incagliarsi sugli scogli di Todday con un carico di 50.000 casse proprio di "acqua di vita". La comunità si mobilita freneticamente come un sol uomo per mettere in salvo il prezioso nettare prima che la nave affondi, ma quando stanno per imbarcarsi scocca la mezzanotte: è iniziato il Sabbath (sono tutti Protestanti Calvinisti), bisogna rispettare il giorno di riposo e preghiera. Senza fiatare gli isolani chinano il capo e tornano alle loro case. Nel frattempo il pomposo e ridicolmente ligio capitano Waggett, responsabile della difesa dell'isola mandato dall'Inghilterra, si ritiene investito del compito di impedire il saccheggio della nave in quanto bene dello Stato. Peccato che l'unico sottoposto di cui Waggett si fidi, un sergente anch'egli inglese, voglia sposare una ragazza del posto e sia stato informato dal padre di lei che secondo le usanze locali si dovrebbe prima organizzare un "reitach", sorta di rituale di fidanzamento per cui occorre una giara da 25 litri di whisky.

 

        Incredibilmente ispirato a un vero fatto di cronaca avvenuto nel '41 al largo dell' isola di Eriskay (le casse di whisky erano però 24.000 e furono sottratte anche 290.000 banconote da 10 scellini), WHISKY A VOLONTÀ è una commedia corale dall'allegria ancora oggi trascinante, una sorta di fantasia alcolica ambientata in un mondo talmente sui generis, isolato (e coerente) da consentire addirittura la delicata sostituzione dei valori dei tempi di guerra con la panacea del whisky (il film uscì nel 1949). L'acqua di vita fa perfettamente onore al suo nome, il suo profilarsi all'orizzonte rianima l'intera popolazione di Todday (quella maschile per la verità), e una volta distribuita guarisce un moribondo, dona allegria e voglia di festeggiare, fa sorridere per la prima volta una madre arcigna e bacchettona, permette all'amore di compiersi e dà coraggio ed equilibrio a un giovane smidollato (il dottore della comunità gli somministra quella che lui ritiene "la dose giusta" e poi sentenzia splendidamente: "È un fatto medico ben noto che alcuni uomini siano nati due drink sotto il par"). 

 

 

 

        Aldilà del motivo portante dell'appropriazione del carico di whisky, che trasforma a tratti il film in un "guardie e ladri" con tanto di inseguimenti, lotte contro il tempo e simpatiche astuzie per gabbare le autorità (fantastici i nascondigli che gli isolani escogitano per l'alcool: borse d'acqua calda, lampade ad olio, bottiglie intere nelle grondaie, nelle custodie di violino, nel ripieno di una torta...), quello che però trasmette al film un sapore unico e memorabile sono le caratterizzazioni dei personaggi e la particolarità dei luoghi (fu interamente girato alle Ebridi). È quindi caldamente consigliata (o anche vivamente obbligatoria) la visione in lingua originale con sottotitoli, sia per godere delle curiose sonorità scozzesi, sia per apprezzare al meglio le interpretazioni di un bellissimo ensemble d'attori i quali, anche attraverso la lingua, riescono a trovare effetti comici piuttosto singolari. Si veda e si senta ad esempio l'iconica madre bigotta e autoritaria interpretata da Jean Cadell, il cui arcigno carattere è ben riflesso da una pronuncia dura e secca con le classiche "r" scozzesi che ringhiano e grattano. O si faccia caso alla bizzarra vocina della bella promessa sposa Peggy (Joan Greenwood), roca, sibilante e con tutte le vocali chiuse leziosamente nella sua boccuccia stretta. Inoltre solo in lingua originale si potrà gustare la voce narrante alticcia all'indomani della razzia di whisky da parte degli abitanti di Todday. Nella versione italiana è purtroppo per lei perfettamente sobria (lost in traslation). 

        Menzione speciale tra gli attori per lo zimbello designato, il capitano Waggett, meravigliosamente reso da Basil Radford con moine, pose e affettazioni in grado di renderlo avversario ottuso ma simpatico, quasi vittima incolpevole della sua mentalità troppo militare e troppo borghese (borghese come solo un inglese sa essere). Da segnalare la scena in cui il colonnello suo superiore, informato da lui per telefono dell'operazione antisaccheggio, si fa passare il sergente e gli dice: "Ma cos'ha sto Waggett? Lo tenga d'occhio o perderemo la guerra a causa sua. Lo tratti senza rispetto."

scena

Whisky a volontà (1949): scena

 

        Questa vivace storia d'amore tra uomo e whisky è un vero esempio di satira e autoironia angloscozzese, percorso da annotazioni liberamente impertinenti nei confronti di ogni autorità, che sia militare, etica o religiosa (il Sabbath viene rispettato ma non occupa menti e cuori quanto il whisky in pericolo). Un'opera del tutto priva di retorica bellico-patriottica e di moralismo proibizionista che difficilmente poteva essere prodotta altrove negli anni del dopoguerra. E difatti puntualmente negli Stati Uniti, dove pure il film fu un gran successo, cambiarono il titolo originale da WHISKY GALORE a TIGHT LITTLE ISLAND (perché l'alcool non poteva comparire nei titoli) e imposero una contraddittoria postilla del narratore intesa a ridare al bere la sua sensata fama di sciagura. 

 

        Quanto alla collaborazione angloscozzese: la produzione è della famosa Ealing di Londra che diverrà in quegli anni un marchio di garanzia per la commedia e la satira inglese (PASSAPORTO PER PIMLICO, SANGUE BLU, LA SIGNORA OMICIDI, L'INCREDIBILE AVVENTURA DI MR. HOLLAND). Il romanzo d'origine e la sceneggiatura sono dello scozzese Compton MacKenzie. La regia è il debutto dell'americano cresciuto in Scozia Alexander Mackendrick (LA SIGNORA OMICIDI, PIOMBO ROVENTE), che pare in realtà non amasse molto come il soggetto dipingeva la moralità degli scozzesi.  

 

        Le riprese si svolsero tra mille difficoltà meteorologiche e logistiche sull'isola di Barra (Todday è un nome fittizio), sia gli esterni che gli interni visto che gli Ealing Studios erano indisponibili. Molto del materiale portato dall'Inghilterra fu rovinato da mareggiate e violenti temporali per cui la produzione finì per dover raddoppiare il budget previsto inizialmente. Vista la carenza di strutture gli attori professionisti furono alloggiati in casa delle comparse locali ed ebbero così modo di immergersi nei costumi e nella lingua delle Ebridi facendo al contempo sentire coinvolta ed entusiasta la gente del posto (ed accrescendo la loro competenza cinematografica). Forse proprio grazie a queste insolite sistemazioni arrangiate la pellicola ha potuto catturare un affiatamento speciale e un'allegra autenticità nel rappresentare i modi ebridiani. Prosit. 

 

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