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Él

Regia di Luis Buñuel vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Él

di alan smithee
9 stelle

IMPULSI BUNUELIANI

Brama di possessione, gelosia morbosa, desideri feticistici, impeto sessuale incontenibile che si scontra con i dettami caustici ed inflessibili di una chiesa intollerante, rigida come una barra di cristallo, e che non giustifica né assolve slanci passionali di alcuna natura.

Francisco Galvan de Montemayor è un ricco possidente ed ereditiere che gestisce con minuzia il proprio patrimonio, ed è infervorato in una intransigente e convinta azione di riscatto di propri immobili di famiglia, a suo avviso ingiustamente espropriati anni prima da interventi tutt'altro che legittimi.

Un giorno, mentre assiste alla caratteristica funzione religiosa della lavata dei piedi del giovedì santo, il suo occhio indagatore si indirizza verso una splendida fanciulla, di cui immediatamente si innamora, infatuato alla vista dei piedi della donna, calzanti un paio di scarpe eleganti a tacco alto.

Scoperto che la donna è fidanzata con un suo caro amico, non si fa scrupolo di ossessionarla con la sua corte insistente, al punto da riuscire a farla sua e a sposarla.

la vita coniugale tra i due si rivelerà un inferno, principalmente a causa delle ossessioni dell'uomo, geloso sino alla follia nei confronti della bella consorte, che finisce per relegare e celare a quelle che lui considera come insidie da parte di altri uomini giudicati minacce o pericolosi concorrenti.

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Luis Bunuel si prodiga con grandi risultati, verso un racconto dai ritmi incalzanti, in cui il punto di vista principale è certo l'uomo, il protagonista immerso nel suo perverso male oscuro di cui appare invischiato senza rimedio, ma la visuale del racconto avviene soprattutto da parte della donna, vittima dapprima sacrificale e paziente che si racconta ed apre verso il pubblico sviscerando il proprio dramma apparentemente senza soluzione, almeno fino a quando ella riuscirà a far valere il proprio orgoglio di donna, cambiando radicalmente atteggiamento e riconquistando i connotati di un proprio orgoglio in grado di porre fine a quella unione di fatto sadica e snaturata.

Il tutto davanti agli occhi di una chiesa che, pur nel suo ruolo istituzionale di garante ed educatrice di anime, resta al contrario incredula di fronte alla concretezza dei fatti, diffidente di fronte alle richieste di aiuto, rifiutandosi di intervenire o negandosi soprattutto quando la posizione si fa scomoda e si rischia di andare contro i dettami che stanno alla base delle comuni regole di vita coniugale, di fatto messe al bando proprio dal comportamento snaturato del folle capofamiglia.

Splendida la costruzione intima dei personaggi, dai quali emergono le figure contrastanti di un uomo devastato dalle proprie manie di persecuzione, e di una donna di indole succube che solo alla fine riesce a manifestare un proprio giustificato orgoglio in grado di rifiutare un destino da vittima sacrificale oggetto di perverse persecuzioni senza giustificazione alcuna.

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Ottima la scelta degli interpreti, Arturo de Cordoba, attore messicano che assomiglia fisicamente ed espressivamente al Lawrence Olivier di Rebecca la prima moglie, film che, nonostante le sue spiccate differenze rispetto a questo, in qualche modo si accomuna alle scottanti e controverse problematiche di coppia di cui El si proclama fine ed acuto indagatore. Gli si affianca, in un confronto serrato che diviene una vera e propria lotta per la sopravvivenza, non tanto fisica, quanto piuttosto psicologica, la bellissima Delia Garces, splendida attrice messicana pure lei, che, ironia del caso, ricorda nel viso raffinato ed ovale, la celebre star Vivien Leigh, non a caso consorte dell'Olivier citato poco sopra.

Bunuel, autore anche della sceneggiatura tratta dal romanzo omonimo di Mercedes Pinto del 1926, traccia con questo suo splendido El - epicentro della propria avventura cinematografica e di vita messicana, e forte della consueta e caustica vena polemica che lo ha reso maestro indiscusso nella definizione dei rapporti tra istituzioni come clero e ceti sociali disparati - un percorso concitato da cui emergono le note incisive personali note polemiche contro un atteggiamento cieco e bigotto da parte di troppi sbugiardati garanti della moralità a cui preme solo di salvare l'apparenza, a scapito della concreta, vera soluzione di drammi familiari e sociali di fatto insanabili.

 

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