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5 donne per l'assassino

Regia di Stelvio Massi vedi scheda film

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La recensione su 5 donne per l'assassino

di moonlightrosso
6 stelle

Nelle mirabolanti peripezie della fervida fantasia del giallo all'italiana ecco a voi un serial killer di donne incinte!

Decisamente interessante questo giallo all'italiana d'insolita ambientazione pavese con tanto di maniaco nerovestito e calzante guanti d'automobilista che si diverte a incidere simboli della fertilità sul pube di donne in gravidanza dopo averle rigorosamente sventrate avvalendosi dell'immancabile coltellaccio.

Particolarmente truci le scene degli omicidi (tre per la precisione): agli urli delle vittime seguono primi piani del taglio di un busto di lattice (sempre quello e peraltro fatto malissimo) utilizzato in guisa d'un corpo femminile con relativi e anche in questo caso immancabili schizzi di sangue.

Prodotto da Carlo Majetto con la sua "Thousand Cinematografica" in collaborazione con la Francia e finanziato con denari della nota editrice di riviste erotiche Adelina Tattilo, sua compagna dell'epoca, il film venne presentato in sede di lavorazione con il titolo assai poco adatto di "Due gocce d'acqua chiara", poi sostituito un po' troppo frettolosamente da altro lapidario titolo d'ispirazione baviana. Principale sospettato degli efferati e disturbanti delitti è il fascinoso scrittore Giorgio Pisani che, rientrato dall'estero, si trova ad assistere impotente alla morte della moglie Erika dopo aver dato alla luce il suo primo figlio, nonostante la presenza costante e le attenzioni della giovane ginecologa Lidia Franzi. Sarà proprio la Franzi a rivelare a Giorgio una sconvolgente e inaspettata verità: una congenita sterilità che gli impedirebbe di essere il padre del bambino.

Una trama ben congegnata (con doppio finale a sorpresa!) che tiene presente, nonostante alcune ingenuità, i meccanismi del "whodunit", partorita dalle fervide penne degli sceneggiatori di lungo corso Roberto Gianviti e Gianfranco Clerici, ai quali si unirono l'ex dirigente statale Vincenzo Mannino, che inizierà col Clerici una proficua collaborazione e il francese Jacques Barclay a cui venne affidata l'edizione transalpina.

Meccanismi gialli memori della lezione argentiana che il quasi esordiente Stelvio Massi, dopo una lunga militanza come operatore alla macchina prima e direttore della fotografia poi, traduce con buon mestiere e sapiente tenuta della suspense, malgrado una certa sciatteria nella messa in scena, caratteristica peculiare dell'intera sua produzione filmica ed effetti speciali casarecci ancorchè discretamente impressionanti.

Sul versante interpretativo, nonostante si reciti visibilmente "per la pagnotta", il Massi assembla con buona competenza interpreti scialbi e comprimari di risalto. Lo shakesperiano Francis Matthews (Giorgio Pisani), da noi noto come insegnante del corso d'inglese televisivo "Follow me" e la francese Pascal Rivault (la ginecologa Lidia Franzi), che impareremo a conoscere nella "bestia borowzyckiana", devono dunque ceder lo scettro a uno straripante Giorgio Albertazzi, il quale gigioneggia a ruota libera nelle vesti del primario del reparto di maternità della clinica attorno alla quale ruota la vicenda. Se il commissario Howard Ross, al secolo Renato Rossini, non offre un'interpretazione particolarmente incisiva, più volentieri ricordiamo le starlets sacrificate all'altare del maniaco omicida: Ilona Staller, firmatasi come Elena Mercuri e all'epoca al soldo delle edizioni Tattilo, è la straniera Tiffany, che dopo aver invitato nella sua mansarda il nostro "Umberto Eco in versione povera" per farsi regalare un libro con dedica, riceverà, pochi minuti più tardi, la fatale e assai meno gradita visita dell'assassino. Proseguendo nella visione, subiranno la stessa sorte sorprese nelle proprie e rispettive abitazioni, la giornalista Oriana, impersonata dalla francesina Catherine Diamant, già vista nell'"Isola delle Svedesi" (1968) e la giovane infermiera Sofia (Gabriella Lepori), amante dell'Albertazzi ma in combutta con un portantino della clinica. Si salverà invece Alba (l'ex modella olandese Katia Christine, piuttosto attiva nel cinema di genere nostrano di quegli anni), ragazza alla pari a cui è affidato il compito di consolare il bel Giorgio dopo la morte della moglie.

Azzeccata la colonna sonora di Giorgio Gaslini, dove sperimentali sonorità jazz a commento degli omicidi, fanno da straniante contraltare allo struggente motivo portante.

Distribuito sul finire del 1974 (anno di realizzazione) e presentato con manifesti a richiamo delle copertine dei "Gialli Mondadori", il film non riscosse particolare successo al tempo della sua uscita in sala ma divenne in seguito un assoluto "must" delle prime televisioni libere ante legge Mammì (lo si poteva vedere rigorosamente "uncut" addirittura all'ora di pranzo!!!).

Recentemente restaurato, è oggi disponibile nell'ottimo blu-ray della "Vynegar Syndrome" dove potremo deliziarci con un pruriginoso Giorgio Albertazzi ripreso da tergo in completa nudità al termine di una scena erotica con la Lepori e naturalmente con tutti gli squartamenti del caso!

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