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La finestra sul cortile

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su La finestra sul cortile

di FABIO1971
10 stelle

Alfred Hitchcock e il voyeurismo (suo, dei protagonisti del film, dello spettatore). Un manuale scintillante di tecnica cristallina e purezza stilistica (dalle soggettive all'uso magistrale del sonoro), oltre che un geniale compendio di sapienza nella costruzione e nella gestione della suspense. Una sceneggiatura di ferro, da un racconto di Cornell Woolrich, firmata dal John Michael Hayes che collaborerà ancora con Hitchcock per i successivi Caccia al ladro, La congiura degli innocenti e L'uomo che sapeva troppo. Una situazione impossibile, con un fotografo d'assalto costretto all'immobilità da una gamba ingessata e che non ha nient'altro da fare, nelle sue giornate casalinghe di convalescenza, se non battibeccare con la fidanzata Lisa o guardare fuori dalla finestra: e Hitchcock, perciò, costruisce la sua trama proprio su quello che accade fuori dalla finestra, procede accumulando dettagli e seminando indizi, compone un variopinto balletto di figurine umane che partecipano inconsapevoli ad un crescendo drammaturgico di cui solo nel finale verranno tirate le fila, dipanando la matassa dell'intreccio giallo dopo aver coinvolto l'improvvisata coppia di detective dilettanti e guardoni, immersi sin dall'inizio nella calura opprimente di un'estate infuocata, squarciata soltanto da improvvisi e furibondi temporali notturni. E ancora: le zampate ruggenti dell'humour (i siparietti tra James Stewart e l'infermiera Thelma Ritter), una Grace Kelly all'apice della sua radiosa bellezza, una macchina da presa vitalissima (il film è interamente girato dall'interno dell'appartamento di James Stewart, il set completamente ricostruito in studio, negli scantinati della Paramount), un montaggio esemplare, il gioco della diapositiva ("Guarda quei fiori"), ovvero il vedo-non vedo che farà suo il Dario Argento di L'uccello dalle piume di cristallo, il suono ossessivo ed angosciante dei passi di Raymond Burr mentre si avvicina alla porta dell'appartamento di James Stewart, espediente sonoro che Hitchcock riprenderà, amplificandolo, in Il sipario strappato. Un capolavoro di armonia e tensione, da contemplare perennemente in rigorosa estasi. "Oh, Signore... Siamo diventati una razza di guardoni!".

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