Espandi menu
cerca
A mia madre piacciono le donne

Regia di Daniela Fejerman, Inés París vedi scheda film

Recensioni

L'autore

FilmTv Rivista

FilmTv Rivista

Iscritto dal 9 luglio 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 242
  • Post 80
  • Recensioni 6309
  • Playlist 6
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su A mia madre piacciono le donne

di FilmTv Rivista
6 stelle

Figlie sull’orlo di una crisi di nervi. Perché la mamma, famosa pianista, dopo aver divorziato da un marito noiosamente intellettuale, si è innamorata di una collega, molto più giovane di lei, proveniente dalla Repubblica Ceca e che potrebbe benissimo passare per l’ennesima figlia. La quarta, per l’esattezza. Le prime tre, però, non ci stanno. E mettendo a dura prova i propri convincimenti, le idee libertarie, l’affetto e quant’altro abbia a che fare con la “familiarità”, decidono di combattere la nuova “nemica” sul suo stesso terreno: il lesbismo. Seguono prove tecniche di manomissione del già fragile rapporto, con simpatici “equivoci”, rancorosi malintesi, accordi e disaccordi. Insomma, lo avete capito: siamo in zona Almodóvar, nella Spagna post-franchista libera e selvaggia, nella Madrid aperta alle esperienze varie ed eventuali, nel canovaccio della commedia alla Feydeau, buona per tutte le stagioni. Carina, certo, brillantemente interpretata (ma colei che spicca è la bella e brava Leonor Watling, già protagonista del capolavoro di Pedro, Parla con lei), coloratissima e astutamente arraffona, “trasgressiva” ma sotto sotto attraversata da un borghesissimo perbenismo che, alla fine, rimette a posto le cose, le case, le chiese e le chiuse. A conferma che il cinema gayo, ormai vero e proprio genere del cinema (soprattutto sull’asse Eurasia), si sta irrimediabilmente omologando agli stilemi, ai contenuti, alle forme e all’ideologia del genitore più anziano, il cinema meanstream. Agli spettatori, probabilmente, non fregherà nulla (e infatti l’operina buffa ha incassato assai in Spagna, ha vinto premi e portato a casa cotillons), ma sarebbe un peccato non sottolinearlo. Anche perché, se è vero che l’After Gay ha il diritto di entrare nella cosiddetta “normalità”, è altrettanto sacrosanto chiedere - sempre - uno sguardo davvero altro, che non si limiti a registrare (quello lo fa già la televisione), a fotografare, a storicizzare, ma riesca e - soprattutto - abbia voglia di andare oltre, scardinare, rompere le uova nel paniere, provocare e sfidare con sfrontato talento gli intrecci e i crocicchi della vita sposata al cinema.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2004

Autore: Aldo Fittante

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati