Regia di Petter Næss vedi scheda film
Apologia della 'diversità' un po' troppo perfetta in un film norvegese che ottenne uno straordinario successo di pubblico e critica, e addirittura la nomination all'Oscar come miglior film straniero.
Uno dei primi titoli di successo del nuovo corso del cinema norvegese è questo “Elling“, straordinario successo di pubblico (in patria) e critica (in patria e all'estero, tanto da guadagnarsi la nomination all'Oscar come miglior film straniero). Lo spunto è interessante, sebbene non esattamente originalissimo, con due ex pazienti di un centro psichiatrico che vengono letteralmente spediti a vivere in un appartamento di Oslo sotto l'egida di un assistente sociale mai troppo presente. Quel che segue è un'ora e mezza di avventure/disavventure che vorrebbero simpaticamente dimostrare la 'normalità' della 'diversità' per mezzo di siparietti divertenti. Il problema è che da un lato la comicità è nella maggior parte dei casi davvero blanda, e dall'altro che il personaggio co-protagonista, il gigante buono Kjell-Bjarne, sembra messo lì solo ad uso e consumo della situazione a mano, non possiede insomma un suo carattere, ma serve solo da riflesso a quello, molto meglio realizzato, di Elling. Per chi conosce Oslo un motivo di interesse per guardare questo film risiede comunque nel poter osservare il radicale cambio di aspetto della capitale norvegese nel breve volgere di 15 anni. La zona dove i due vivono dovrebbe essere -a occhio- quella centralissima e 'nobile' ubicata tra Bygdøy e Vigeland Parken, ma la si riconosce appena. Da notare che vennero poi realizzati negli anni immediatamente seguenti il prequel “Mors Elling” e un sequel intitolato “Elsk Meg i Morgen” (“Amami domani” in italiano).
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