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Gerry

Regia di Gus Van Sant vedi scheda film

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La recensione su Gerry

di giuvax
8 stelle

Ci sono tre personaggi in questo film.
Gerry1, Matt Damon.
Gerry2, un Casey Affleck dotato per fortuna di un numero di espressioni totali superiore a due, al contrario di Ben.
E Gerry3, oppure Gerry0, ossia la macchina da presa. Gerry0 non ha volto ma gli altri due sì.
Ecco, più guardavo i due ragazzi, accostati, allontanati, incrociati e frapposti (all'inizio) e nella lunga sequenza 'equina' sovrapposti (a metà), più avevo in testa Bunuel e non capivo perché.
Poi a metà film ho realizzato che avevo in mente Quell'oscuro oggetto del desiderio.
Perché Gerry è uno solo e parla con se stesso, e scruta in se stesso per cercare la soluzione al viaggio in cui si è cacciato, ma ha due differenti volti a seconda del lato prevalente del carattere, come la Conchita intercambiabile di Carole Bouquet e Angela Molina.
Gerry1 si incarna nel ragazzone grosso e infaticabile di Matt Damon, Gerry2 in quello gracile e insicuro di Casey Affleck. Gerry0 è la vera anima di entrambi, e non ha volto, perché non ha una posizione, ma dal momento che conosce la via d'uscita non può che essere invisibile e silenzioso. E guardare lo svolgersi della vicenda accompagnando gli altri due Gerry. Con complicità, con solidarietà e comprensione, ma con distacco.
Non può abbandonarli perché è parte di loro. Quindi, duro o doloroso che sia, lungo, faticoso, noioso, deve essere al loro fianco, e noi spettatori con tutti e tre.
E mentre seguiamo la vicenda con gli occhi premurosi della macchina da presa, il film scava, ed è come se scavasse senza sollevare polvere, ma lasciando una ferita profonda. Quella che dopo la disfatta di tutte le energie, di ogni forma di incoscienza, del contatto umano e perfino della ragione, comincia a rimarginarsi naturalmente, semplicemente perché ci si è fermati ad aspettare che guarisse, pur essendo grave e pur lasciando una cicatrice definitiva.

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