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Il servo di scena

Regia di Peter Yates vedi scheda film

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La recensione su Il servo di scena

di millertropico
8 stelle

Tratto dall'omonima commedia di Ronald Harwood vero campo  di battaglia per due mattatori che molto successo ha riscosso anche in Italia (la versione migliore passata agli annali della storia rimane comunque quella a suo tempo interpretata sui palcoscenici nostrani da Gianni Santuccio e Umberto Orsini) il film di Yates è una discreta e intensa "rilettura" in immagini decisamente fedele al testo e come tale, di evidente (ma non disturbante) impianto teatrale.
Ambientata in Inghilterra durante gli anni dell'ultima guerra, la vicenda rappresentata è il racconto della lunga e profonda amicizia che lega un istrionico attore shakespeariano al suo "servo di scena", la sua fedele ombra. Spiando continuamente dietro le quinte, il film  risulta dunque soprattutto un delicato e sensibile omaggio al mondo di un vecchio modo di fare teatro (quando fu scritto il testo e realizzata la pellicola già in pereicolosa via d'estinzione e adesso forse ormai definitivamente estinto) con i retroscena, le vanità, i rapporti quasi morbosi di "sudditanza", gli isterismi, le ambizioni (frustrate o no) degli elementi di una compagnia impegnata a mettere Shakespeare sulla scena,  tutti portati in primo piano con assoluta e impietosa evidenza. E anche nel film i ruoli dei due portagonisti non potevano che essere affidati (e interpretati) da due autentici mostri sacri come Albert Finney e Tom Courtney. Impossibile davvero stabilire la superiorità dell'interpretazione dell'uno o dell'altro, in quanto le loro prove per più di un verso strepitose, sono tra loro perfettamente "complementari", e come tali assolutamente inscindibili anche nella valutazione della resa. Accanto ai due portagonisti (ma tutt'altro che soffocati dalla loro  grandezza) sono da ricordare le altrettanto eccellenti prove di Eileen Atkins nel ruolo della direttrice di scena e di Edward Fox in quello di un attore che non accetta la dittatura di un mattatore  demiurgo e prepotente, vera e propria "prima donna" consapevole (ma anche a volte umanamente limitata) delle sue superiori qualità istrioniche.

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