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American Fiction

Regia di Cord Jefferson vedi scheda film

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La recensione su American Fiction

di Andreotti_Ciro
6 stelle

Il giornalista, regista e sceneggiatore Cord Jefferson esordisce dietro la macchina da presa portando in scena il romanzo Erasure (Cancellazione; 2007) dello scrittore e poeta Percival Everett. Esattamente come nel romanzo il protagonista, il 58enne Jeffrey Wright, desidera combattere gli stereotipi con i quali da sempre 'l'uomo bianco' e non solo, vede e percepisce gli uomini di colore e di come questo gli permetta di trarre profitto dallo sfruttamento della cultura afroamericana. Wright e Jefferson ci introducono nella vita di un uomo borghese e scontroso, perché sconcertato da come la sua carriera di docente sia in balia di studenti incapaci di mostrare la benché minima intelligenza e flessibilità mentale. E di come quella di scrittore, forse troppo minimalista sia ormai sprofondata nel nulla. Monk, soprannome che onora il jazzista omonimo, non ha però solo problemi di lavoro ma anche famigliari. Con una madre vittima dell'Alzheimer e le conseguenti difficoltà nel reperire fondi per poterla curare adeguatamente, in tal senso il sistema sanitario a stelle e strisce non fa di certo eccezioni di sorta.

 

Jefferson ci fa perdere nei meandri mentali di un protagonista che sa essere tutto fuorché pragmatico. In tal senso Wright, già vincitore di un Emmy per la miniserie TV Angels in America (id.; 2003) riesce a tratteggiarlo alla perfezione, al punto di garantirsi la sua prima candidatura Oscar come miglior attore protagonista. Portando alle estreme conseguenze le sue idiosincrasie nei confronti del mondo letterario inclusi gli stereotipi con i quali deve inevitabilmente scontrarsi al punto di creare un alter-ego che incarni il criminale che tutti si attendono possa aver dato vita al romanzo: Fuck. Riguardante una storia di violenza e rabbia in un ghetto della metropoli.

Nonostante tutti questi se e ma, e nonostante i numerosi riconoscimenti e premiazioni (ben 5 le candidature Oscar) la pellicola diretta con estrema cura e conoscenza della materia da Jefferson, non riesce a convincere del tutto. Forse per l'inflessibilità di un protagonista che a fronte di numerosi problemi personali continua imperterrito a non darsi pace per un problema secondario dato da un successo letterario per lui inspiegabile e quasi offensivo. Fino a trasformare il film in un tentativo di denuncia sociale che però sfiora la farsa.

 

Successo di botteghino e critica con possibilità concrete di aggiudicarsi ulteriori incassi e premi, incluso il bersaglio grosso del prossimo 11 marzo. Da vedere se desiderate capire come uno scrittore bravo a fingere possa tentare di far pace con le proprie idee.

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