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Foglie al vento

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su Foglie al vento

di Novalis
8 stelle

Le foglie morte cadono a mucchi, come i ricordi e i rimpianti e il vento del Nord porta via tutto nella più fredda notte che dimentica.

Aki Kaurismäki, regista finlandese di grandissimo talento, non delude e inscena un lavoro che vibra la sua intensità nel paradosso dei numerosi silenzi e delle poche parole che i suoi protagonisti generano, intarsiando di sentimenti il vello di emozioni che ricopre abitualmente la condizione umana. In un tempo contemporaneo, definito da un passato denso di dettagli e di arredi che ne sanciscono una dimensione ambigua, sospesa nell’immaginario di coloro che sognano qualcosa di diverso, si compie il destino di due amanti, inconsapevoli elementi di un disegno di vita inossidabile e foriero di un possibile per sempre.

Foglie al vento è una pellicola che nella sua estrema essenzialità coniuga magistralmente la parte in commedia con quella illividita dal sentore del dramma, innestando in ogni sequenza eleganti dosi di nonsense. Un collante irresistibile per uomini e cose che attrae ogni desiderio e, in uno spirito di intima ironia, avvolge tutti i punti di svolta del racconto.

Holappa e Ansa, interpretati egregiamente da Jussi Vatanen e Alma Pöysti, sono i singoli protagonisti che affrontano le asperità della solitudine e dei margini di un’esistenza difficile, pronti a ribadire la forza invincibile dell’appartenersi, ancora prima di potersi riconoscere, ancora prima di diventare l’idea di quello che saranno. Sono gli elementi fondanti di una storia gentile che guarda alla semplicità dell’esistenza, alla necessità di essere sociali, alla natura del non detto. La forza dirompente di uno sguardo, unico, sincero, vero. Tutto è avvolto nella bella e aspra fotografia di Timo Salminen che incide il messaggio nelle poche luci, e molte ombre, di ogni superficie dedita a testimoniare la quotidiana sopravvivenza del vivere. Le celeberrime parole di Jacques Prévert, cantate in finlandese con lo scorrere dei titoli di coda, sanciscono la forza del sentirsi amati, che sia per un momento o per il tempo di caduta di una foglia ormai morta.

È una canzone che ci somiglia, tu che mi amavi e io ti amavo e vivevamo, noi due, insieme tu che mi amavi io che ti amavo.

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