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Enea

Regia di Pietro Castellitto vedi scheda film

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La recensione su Enea

di imperiormax89
5 stelle

Forma volatile, sostanza annacquata.

Enea, figlio di uno psichiatra e di una conduttrice televisiva, passa la sua ricca vita borghese tra svaghi, feste in discoteca e spaccio di droga assieme al suo amico Valentino da poco diventato pilota. La svolta arriva quando i due si ritroveranno invischiati in un giro di spaccio più rischioso del solito e la sua famiglia dovrà fare i conti col futuro dei figli e il proprio.

 

Allora, senza giri parole, il film è una bella merda. Innanzitutto mi dispiace per Pietro Castellitto che è un buon attore (un buon Cencio in Freaks Out), ma come regista è pessimo, anche come sceneggiatore. Qui vuole essere un miscuglio tra Darren Aronofsky, Paolo Sorrentino, Sam Mendes e Federico Fellini. Peccato che abbia la pomposità eccessiva di Aronofsky, l’allegorismo fuori luogo di Sorrentino, il manierismo esagerato di Mendes e il barocchismo patinato di Fellini. Il peggio di loro insomma. Usa troppo la macchina da presa con carrelli vistosi, panoramiche in aereo vistose, movimenti circolari vistosi, piani sequenza vistosi, campi e controcampi vistosi e inquadrature mal sfocate e strette, anch'esse vistose.

Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli

Enea (2023): Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli

 

Per non parlare del montaggio stordente dove non si capisce a volte in che punto della storia siamo, oppure gli stacchi improvvisi sui baci che vorrebbero simboleggiarne e separarne il gesto consueto da quello amoroso, ma che risultano chic. Dialoghi pessimi, recitazione da fotoromanzo anni ’60 e attori imbambolati. Certo, l’unico che si salva è Sergio Castellitto che mostra molta più dignità attoriale e la sua sottotrama è più decente e coerente. Musiche da videoclip, il più delle volte.

Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli

Enea (2023): Pietro Castellitto, Benedetta Porcaroli

 

La storia devo dire che è pretenziosa. Vorrebbe essere una satira alla società borghese, al disagio di quella generazione schiava degli allori e del benessere che fatica ad uscirne percorrendo la via sbagliata e al fallimento della generazione precedente. C’è solo un piccolo problema, la satira non arriva perché non c’è e se c’è o è solo a parole o ha una pessima messinscena. Ad una certa avrei avuto voglia di prendere Enea per le orecchie, mollargli un ceffone (perché il paparino non lo fa’) e sbatterlo nel ristorante che è suo e non ci fatiga mai, così se lo dimentica il “disagio”. I personaggi poi sono bidimensionali, senza spessore, appaiono e scompaiono dicendo tanto e non dicendo niente. Si salveranno al massimo le sequenze con Sergio Castellitto e qualche dialogo qua e là, ma sono abbandonati lì.

scena

Enea (2023): scena

Gli elementi scioccanti, tipo una bestemmia e un pisello all’aria, sono fini a sé stessi; altro che Saltburn dove perlomeno significavano qualcosa. Per non parlare del finale, potente, quasi malinconico e agrodolce, ma subito dopo rovinato dall’ennesima trovata favolista anch’essa fine a sé stessa. Giuro che in sala tanti l’hanno mandata a fanculo o ci hanno riso come i pazzi.

 

Per chiudere, la storia poteva esserci tutta, peccato che Pietro andava qua e là per i cazzi suoi.

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