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Incantesimo napoletano

Regia di Paolo Genovese, Luca Miniero vedi scheda film

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La recensione su Incantesimo napoletano

di FilmTv Rivista
8 stelle

All’origine c’è un corto, dallo stesso titolo. Ma all’origine c’è anche l’Italia di oggi, che qualcuno vorrebbe dividere nel nome di grotteschi progetti etnico-politici. All’origine c’è un’antica dicotomia che il cinema ha raccontato molte volte, e in modo spesso mirabile (una scena per tutte: l’arrivo di Totò e Peppino alla stazione Centrale di Milano, in “Totò Peppino e la malafemmina”). Napoli contro Milano? A vedere “Incantesimo napoletano”, verrebbe da dire: Napoli & Milano, una dentro l’altra, due metropoli fatte per sfidarsi e per sfottersi, ma forse più simili di quanto entrambe sospettino. Per questo funziona, “Incantesimo napoletano”: lo spunto surreale – una bimba nata a Napoli, da genitori napoletani, che fin da neonata parla milanese e vuole nutrirsi a risotto e panettone – è infatti accettato, dai personaggi e da noi spettatori, in maniera fluida. La trovata è geniale (non c’è altro aggettivo), il resto è sviluppo delle gag, e qui si torna all’origine: il corto fa capolino e impedisce al film vero e proprio di crescere come si vorrebbe. Ci voleva, dopo un’ora di racconto, un’altra idea geniale quanto la prima. Accontentiamoci: il film è delizioso anche così e i due interpreti, Marina Confalone e Gianni Ferreri, sono strepitosi.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 7 del 2002

Autore: Alberto Crespi

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