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The Equalizer 3 - Senza tregua

Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film

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La recensione su The Equalizer 3 - Senza tregua

di YellowBastard
5 stelle

Da sempre B movie di poche pretese, la saga di The Equalizer, un giustiziere sui generis che si rifà come concept (ma il resto è completamente cambiato) a una serie TV anni’80 (arrivata in Italia con il titolo Un giustiziere a New York), arriva al suo terzo (e ultimo?) capitolo cambiando un po' le carte in tavola, per una saga che ha fatto dell’azione, spessa esagerata ma anche divertito, il suo punto focale e che qui invece, complice forse l’ambientazione italiana, si fa addirittura più emotiva che action.

E con una forte impronta gore, quasi orrorifica.

 

E se il primo The Equalizer era espressione del classico action poliziesco mentre il secondo tentava ulteriori incroci con il thriller politico e il disaster movie (combinando però un bel pasticcio), con questo terzo capitolo il regista Antoine Fuqua, ancora saldamente alle redini della saga, vira verso un poco convenzionale cinema di genere (il noir) e un thriller più sporco, oscuro pur rimanendo nel solco del suo solito cinema, risolutivo e sempre mosso da una precisa filosofia, tra le solite (imbarazzanti) ingenuità e (varie) storture narrative.

 

The Equalizer 3 - Senza tregua - Wikipedia

The Equalizer 3 è un film buono o cattivo?

 

Essendo girato interamente in Italia i cliché abbondano (tra rimandi piuttosto espliciti a Gomorra o preveggendo lo scudetto del Napoli) ma soprattutto (stranamente?) a livello narrativo per uno spunto non soltanto cine-turistico (la vita campana sembra uscire da qualche quadretto comprato da un qualsiasi turista americano su una qualunque bancarella della costa amalfitana) ma anche sorprendentemente coerente, pur nei suoi eccessi di trama, con la storia scritta da Richard Wenk, e che vede il protagonista ormai in crisi cercare (forse?) un nuovo scopo, più stabile e sicuro, per se stesso.

 

Ed è qui che la pellicola avrebbe potuto trovare la sua chiave di lettura, andando maggiormente in profondità sulla natura, spesso indefinita e non poi così limpida, di buono e cattivo o, nella sua congettura alternativa, di giusto e sbagliato, forse quest’ultima più corretta ma non meno esente della prima da eventuali distorsioni (spesso di comodo), e invece, forse memore del suo posto nell’immaginario cinematografico, riprende insensatamente con le solite scene adrenaliniche (orrorifiche?) e la sua natura di prodotto prettamente basico (con i soliti piani criminali che porteranno inevitabilmente il buono a sconfiggere il cattivo), offrendo soltanto l’ombra di quell’immersione nella psiche contorta del protagonista che ci si auspicava.

Eppure, nonostante tutto, quasi involontariamente, seppur sottotraccia o coperta dalla retorica e dal perbenismo di un blockbuster hollywoodiano acchiappasoldi, qualcosa rimane.

 

Pur se condito da un certo compiacimento (solo estetico?) di violenza, sangue e squartamenti vari a un livello inusuale per la saga, e che mi ha ricordato l’altrettanto crepuscolare Rambo - Last Blood, anche questo ultimo capitolo di una saga particolarmente violenta e, non a caso, con un protagonista ultrasessantenne, perché l’età avanzata di Washington costringe infatti il regista a ripensare al comparto action della saga sostituendo le solite, adrenaliniche, mattanze di McCall in una sua versione più gore ma maggiormente evocativa, eseguite nell’ombra o mostrata fuoricampo (un po' alla A Beautiful Day di Lynne Ramsay, per dire) con il risultato di trasformare McCall in un’entità quasi sovrumana, uno spettro che perseguita i cattivi come un’entità demoniaca inesorabile, implacabile, indomabile, ineluttabile.

Come la morte. Come Michael Myers (e i suoi vari epigoni).

 

Bullet Points: The Equalizer 3 – BULLETPROOF ACTION

 

E quindi non è un caso che Fuqua riprenda McCall esattamente come farebbe per qualsiasi serial-killer in un qualsiasi splatter movie rivelando, non so quanto involontariamente, la sua vera natura, sebbene annacquata dalla solita semplificazione nozionistica di bene e male portata avanti fin dal primo capitolo.

E come Michael Myers e le sue vittime (giovinastri stupidi, spesso arroganti e/o antipatici) portano spesso il pubblico a tifare, nonostante tutto, per il “mostro” anche quelle di McCall (mafiosi, assassini, stupratori, terroristi ecc.) portano il pubblico ad “esaltarsi” per le sue azioni esattamente come nel caso di Mayers. 

 

Inoltre, il profondo senso religioso del Sud Italia porta il regista a riconnettersi alle sue origini, quando lavorava per John Woo (Costretti ad Uccidere, suo film di debutto del 1998 era prodotto da John Woo e il protagonista era Chow Yun-fat, al suo primo film americano), e a riproporre, anche grazie al genio di Robert Richardson (Platoon, JFK, The Aviator, Bastardi senza gloria, The Hateful Eight), il direttore della fotografia vincitore di ben tre premi Oscar, una certa fascinazione per l’immaginario religioso tipico del grande regista orientale, tra processioni, Madonne insanguinate, statue crivellate di proiettili, quadri e affreschi di chiese che aiutano ad ammantare la figura di McCall di un’aurea quasi cristologica.  

 

The Equalizer 3, il trailer: nel film girato a Napoli anche scene di festa  con bandiere azzurre

 

Un McCall interpretato ancora una volta (l’ultima?) da Denzel Washington, iconico e infallibile vendicatore di torti altrui, forse meno mobile del solito e che Fuqua compensa (o ci prova) cercando di inquadrarlo in modo da renderlo ancora più enorme, e che ritrova Dakota Fanning vent’anni dopo Man on Fire di Tony Scott mentre nel resto del cast troviamo molti attori italiani a partire da Remo Girone e che comprende anche Gaia Scodellaro, Eugenio Mastrandrea, David Denman, Andrea Scarduzio, Sonia Ammar, Bruno Bilotta e Gian Piero Rotoli.

 

VOTO: 5,5

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