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Il patto dei lupi

Regia di Christophe Gans vedi scheda film

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La recensione su Il patto dei lupi

di scapigliato
6 stelle

Il film è uno dei titoli più conosciuti del nuovo action-movie francese, diretto da uno dei suoi esponenti di più largo consenso, Cristophe Gans. La pellicola si rifà alla famosa bestia del Gévaudan che terrorizzò il centrosud della Francia, oggi il Lozère, tra il 1764 e il 1767. La Storia non ci consegnò mai quell’essere mostruoso che sgozzava le sue vittime, invece che di sbranarle come qualsiasi altro predatore, ma le leggende si sono sempre fatte via via più numerose. Dal lupo mannaro che all’epoca sembrava essere la soluzione più plausibile, ai tre lupi catturati in quegli anni di cui uno affetto da acromegalia, fino al complotto ordito dalla chiesa per contrastare il potere reale. Il film di Gans trova una soluzione molto suggestiva, ma che lo allontana sia dalla afferenza al genere mannarico sia da un’occasione persa con cui sondare qualcosa di più che un semplice gioco di potere.
Purtroppo chi scrive non ama questa ondata di film energetici, ipervirtuali, pieni di coreografie marziali e dal gusto patinato per la spettacolarità retorica. Il fim di Gans è intriso di tutto questo e non tratta nemmeno lontanamente il gusto per l’orrido, per la suspence, per il perturbante. Oggi purtroppo i film horror da botteghino risentono dell’utilizzo costante del digitale, dell’appiattimento emotivo in favore di un’intrusione forzata dell’azione fine a se stessa. Bravo Vicent Cassel, brava e bona le Bellucci, interessanti le idee del trucco tra barocco e ambiguità libertina. Si parla di citazioni e omaggi di Corbucci, Bava e Freda, che ben conosco ma che non ritrovo nell’insipido cinema ridondante di Gans.

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