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Confess, Fletch

Regia di Greg Mottola vedi scheda film

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La recensione su Confess, Fletch

di mck
7 stelle

Confessa, Fletch: non ti annoi?

 

 

Confess, Fletch” è la terza messa in scena delle avventure giornalistico-investigative vissute dal protagonista creato da Gregory Mcdonald (1937-2008) e interpretato nei precedenti due film degli anni ‘80 da un Chevy Chase all’apice diretto in entrambi i casi da Michael Ritchie, la prima volta su script di Andrew Bergman, adattando il primo libro, e la seconda da Leon Capetanos, basandosi in generale sui caratteri letterari: qui invece siamo, a distanza di quasi 35 anni, in un’attualizzata trasferta parzialmente belpaesico-romana con Jon Hamm...

 

 

...nel ruolo principale (oltre a quello di co-produttore) e curata da Greg Mottola (SuperBad, AdventureLand, Paul, the NewsRoom), che oltre a dirigerla la scrive con Zev Borow (“Outer Range”) traendola dall’omonimo secondo (1976) dei nove romanzi costituenti la “Irwin Maurice "Fletch" Fletcher series” (1974-1986) lungo la quale si snodano le suddette imprese mistery-comedy-amorose.

 


Oltre a Paul Klee, Andy Warhol, Claude Monet, El Greco, Edvard Munch, Amedeo Modigliani e Frederic Remington gironzolano intorno a Jon Hamm, incrociandone le traiettorie e facendo passare in secondo piano il garbuglio trameggiante, un eterogeneo cast composto da Lorenza Izzo (“the Green Inferno”, “Knock Knock” e indimenticabile nella sua cavalcata pamgrier-jackiebrowniana in “Once UpOn a Time in… HollyWood”), Kyle MacLachlan (“Twin Peaks”), Marcia Gay Harden (“Mystic River”), Roy Wood Jr. (“This Is Not Happening”), Ayden Mayeri (“Spin Me Round”), Annie Mumolo (“BridesMaids”), Lucy Punch (“You Will Meet a Tall Dark Stranger”), Robert Picardo (“Star Trek: Voyager”), Kenneth Kimmins (“Coach”) e, in due o tre gustose pose, John Slattery, che l’anno dopo dirigerà l’amico madmeniano in “Maggie Moore(s)”.

 


Fotografia di Sam Levy (“Wendy and Lucy”, “Frances Ha”, “While We're Young”, “Mistress America”, “LadyBird”, “MayDay”), montaggio di Andy Keir e musiche di David Arnold, più “Nessuno” di Mina sul completameto dei titoli di testa capitolini in Vespa.

 


Un’amaca fronte oceano centroamericano, una fotografia romana di Angela “Andy” de Grassi, qualche pagina strappata da cataloghi d’arte riproducenti cowboy, indiani e bisonti nei dipinti del finzionale Edgar Arthur Tharp Jr. e il “Ritratto di una Donna (Olga)” di Pablo Picasso. 

 

 

Confess, Fletch: non ti annoi?

 

 
* * * ¼ - 6.5  

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