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Django il bastardo

Regia di Sergio Garrone vedi scheda film

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La recensione su Django il bastardo

di Donapinto
5 stelle

Un misterioso pistolero vestito di nero compare dal nulla, in cerca di vendetta nei confronti di tre ex-ufficiali confederati, per un fatto accaduto molti anni prima durante la guerra di secessione.                                                                                                                                               Volevo cominciare col dire che questo film per me ha una specie di valore affettivo. Lo vidi la prima volta una trentina di anni fa, ero poco meno di un ragazzino, ed ero un fan sfegatato degli spaghetti-western, dunque all'epoca mi parve come un capolavoro. Naturalmente con gli anni la valutazione cambio' radicalmente. Quanti film sono stati prodotti con il personaggio di Django, inventato da Corbucci nel 1966? Si parla di 22-23 titoli in tutto, comprese produzioni turche, brasiliane, Filippine, giapponesi, canadesi, e naturalmente il sopravvalutato ( solo una mia opinione naturalmente) DJANGO UNCHAINED di Quentin Tarantino, con in piu' i "taroccati" Cjamango e Shango. In questa versione del 1969 troviamo il regista Sergio Garrone, fratello del ben piu' noto Riccardo, grande caratterista del cinema italiano. Il Garrone regista, appartiene a quella categoria di artigiani nostrani, e nemmeno dei piu' bravi, che nonostante i suoi 94 anni, diresse solo 13 film, spazziando dal western, all'horror e ai nazi-movies. Divertente la sua intervista presente negli extra del DVD di un suo film, LE AMANTI DEL MOSTRO, in cui lamentava la continua mancanza di fondi e di mezzi, girando delle volte senza neanche la pellicola nella telecamera. Lo stesso DJANGO IL BASTARDO e' stato probabilmente girato nel Centro-Italia, senza neanche doversi prendere la briga di traslocare in Spagna. Il film va detto subito e' poca cosa, con la parte del protagonista affidata all'italo-brasiliano Antonio Luiz De Teffe' (Anthony Steffen), forse l'attore piu' inespressivo della storia del cinema, affiancato da Rada Rassimov, Paolo Gozlino e Luciano Rossi, onesti professionisti e nulla piu'. Garrone costruisce comunque una sorta di western-horror, con atmosfere gotiche, poca musica, lunghi silenzi (ovviando cosi' al problema dei dialoghi) e alcune divertenti e strampalate trovate di Humor-nero. Il personaggio di Django ci viene presentato come una sorta di "spettro", che sembra anche indifferente ai pericoli e ai proiettili. Lo stesso DJANGO del 1966 era a dir poco funereo, con Franco Nero che si trascinava dietro una cassa da morto, il fangoso villaggio fantasma e la banda di soldati confederati xenofobi con tanto di cappuccio rosso in testa. Dunque i piu' accaniti fan del genere potranno anche apprezzare, per me rimane soprattutto un ricordo di gioventù, senza dimenticare che questa pellicola ha probabilmente ispirato Clint Eastwood per il suo bellissimo western LO STRANIERO SENZA NOME del 1973.

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