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Il maestro giardiniere

Regia di Paul Schrader vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il maestro giardiniere

di obyone
7 stelle

 

locandina

Master Gardener (2022): locandina

 

Venezia 79. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.

Come una mappa dei pirati impressa sulla pergamena, il dorso tornito di Narval Roth è percorso da simboli e disegni inequivocabili che raccontano una vita tormentata e violenta. L’inquadratura di Paul Schrader non lascia dubbi, e con il senno di poi anche la rigida impostazione del “Master Gardener”, che sembra aver congelato ogni emozione per esaltare la disciplina ferrea di orari prestabiliti e gesti abituali, lascia veramente poco all’interpretazione. L’orticultura richiede buona volontà, cura dei particolari e conoscenze approfondite di piante e terreni ove le stesse possano dimorare. Ogni cura reclama pazienza e devozione perché non si può sgarrare senza che la vegetazione riconquisti i propri spazi o le specie ornamentali diventino selvagge rappresentazioni del disordine morale, dell’ozio e della mancanza di fede. Narval Roth è il giardiniere di Casa Haverhill ed è il pastore tedesco fedele alla padrona, la milionaria vedova Norma Haverhill, alle cui “norme” il suo corpo obbedisce ciecamente paventando la predisposizione di un tempo ad annullare sé stesso per esaltare una dottrina condivisa dal gruppo. Narval Roth fa della riservatezza un valore impreteribile quanto l’esercizio ginnico e l’impegno proteso a rendere il giardino un incantevole tempio dell’ordine e della perfezione. La sua oscura esistenza, che non ammette domande e non elargisce risposte, viene messa a dura prova allorché la tenutaria comunica la volontà di inserire nello staff la pronipote sbandata, figlia della rinnegata nipote che lasciò la famiglia per godere della libertà che il mondo le offriva. Non che apprezzasse una nipote di colore e dal dubbio comportamento, lei che amministrava una tra le più antiche magioni del sud. Anzi, quella ragazza sembrava un affronto degno dei tempi libertari in cui viveva ma era pur sempre sangue del suo sangue, almeno per metà, ed aveva promesso che la proprietà sarebbe rimasta in famiglia. Ora che la sua vita era ad una svolta era giusto pensare a qualcuno che avesse le capacità di reggere il peso di cotanto fardello. E per quel che ricordava la piccola Maya aveva cervello fino e carte in regola per ricoprire il ruolo di conservatrice attenta e meticolosa della casa e di Gracewood Gardens. C’era, tuttavia, bisogno di raddrizzare quella tenera pianticella cresciuta senza costrizioni e senza precise istruzioni. Chi meglio di Roth avrebbe potuto recuperare un fuscello malato e trasformarlo in un tronco dritto e vigoroso ricoperto da una chioma lussureggiante?

Il “Master Gardener” Paul Schrader, alla tenera età di 76 anni, ha presentato a Venezia, lo scorso settembre, il suo ultimo “giardino” nel quale ha messo a dimora i semi di una pluriennale ricerca sui frutti, dolci o acerbi, nutrienti o velenosi, che l’uomo si è sforzato di produrre, dalla notte dei tempi, per alimentare le proprie ragioni ed annientare, se possibile, quelle degli altri. La messe, negli anni, è stata copiosa ed il suo cinema autunnale si è rivelato come una pianta tardiva capace di produrre i migliori frutti sul finire della stagione. Merito di quanto seminato agli inizi della carriera quando la pianticella era giovane e fiera e dalla scrittura di Schrader dipendevano i capolavori di Martin Scorsese. 

Il cinema del maestro, nutrito nel terreno fecondo dell’indipendenza estetica e tematica, è sbocciato tra le mani di un nuovo personaggio a cui un misurato Joel Edgerton presta la schiena. I temi sono gli stessi di sempre ma in questo giardino dell’Eden, dove l’uomo si scopre peccatore e superbo cantore della propria superiorità, il regista sembra aver piantato, a fianco dell’Albero della Conoscenza, i germogli dell’amore e della speranza. Narval che copre, ostinatamente, il proprio sbaglio, quello sbaglio impresso sulla pelle con l’inchiostro indelebile, è insieme peccatore e guardiano del tempio divino. Narval è l’uomo che, sotterrate le radici dell’odio, cerca nell’amore la propria redenzione. Tutto già visto. Gli uomini di Schrader sono oppressi dalla colpa, dal rimorso, da una condotta di vita affatto esemplare. A tale logica non sfugge nemmeno il maestro giardiniere. A differenza, però, degli altri figli di Schrader, nel giardino serpeggia furtiva la speranza. Il rifiuto di Maya, pian piano, si trasforma in linfa vitale ed alimenta le propaggini di un sentimento tanto pericoloso quanto eccitante e difficile da estirpare. Il sentimento, come un pianta rampicante, si impossessa di entrambi. Il sentiero percorso da Adamo e dalla sua giovane Eva è tortuoso, non privo di inciampi ed erbacce da gettare nel fuoco ma quanto raggiunto bonifica il terreno da ogni segno di violenza e mal celato razzismo. Narval è il figlio di un dio minore, come in tutte le tragedie di Schrader, ma è pur sempre un figlio fortunato. La violenza che si impossessa, tumultuosa, delle sue mani è necessaria a proteggere la sua casa e la sua amata. Il futuro per lui è stranamente benevolo.

Qualcuno obietterà che Paul Schrader si sia rammollito, che il suo cinema marchiato da rabbia e molteplici fallimenti si sia edulcorato ai piedi di un albero le cui fronde raccontano una semplice e improbabile storia d’amore. 

L’amore non è mai mancato nelle sue sceneggiature, al pari di violenza e rimpianti. Qui, però, trova finalmente il più naturale compimento. Che il maestro si sia addolcito? O, forse, il battagliero cantore delle debolezze umane abbia lasciato, per una volta, spirare tra i rami del giardino quella lieve brezza di speranza che alimenta anche le vite più disperate e reiette? "Master Gardener" è un film imprescindibile, in cui addentrarsi e respirare l’aria pregna di pollini e profumi senza però dimenticare questioni irrisolte come il razzismo, il suprematismo e la violenza a cui il maestro cerca di dare un significato salvifico. Ma su tutto ciò primeggia l’amore perché, pur negli archetipi del cinema schraderiano, “Master Gardener” è il film di un uomo che ama una donna. Il cinema di Schrader è sempre tormentato da dubbi e dolori ma mai come stavolta aperto alla speranza.

 

Joel Edgerton, Sigourney Weaver

Master Gardener (2022): Joel Edgerton, Sigourney Weaver

 

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