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L'ultima notte di Amore

Regia di Andrea Di Stefano vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultima notte di Amore

di axe
7 stelle

Il tenente della polizia di Milano Franco Amore è al suo ultimo turno di lavoro, prima di andare in pensione. Tornato a casa, a sera inoltrata, trova familiari ed amici in attesa di poterlo festeggiare. Ma una telefonata lo richiama in servizio. Lungo la tangenziale, una vettura è stata incendiata in seguito ad uno scontro a fuoco. Sull'asfalto giacciono morti due cinesi, due carabinieri ed il collega di una vita di lavoro, Dino. L'ufficiale di polizia ne rimane sconvolto ed è prossimo, nonostante la lunga esperienza, a perdere il controllo. Cosa lo lega al grave fatto di sangue ? Il racconto ci riporta a dieci giorni prima dandoci modo di scoprirlo. "L'Ultima Notte Di Amore" è un buon thriller d'ambientazione poliziesca. Tutto ruota intorno all'evento mostrato ad inizio film; ne troviamo spiegate cause e conseguenze. Il protagonista, Franco Amore, è un poliziotto onesto; tuttavia, per far fronte alle molte spese, fuori servizio è a disposizione, in qualità di autista, di Cosimo, un parente acquisito che gestisce piccoli traffici. Ciò lo porta a contatto con il torbido ambiente di una famiglia di imprenditori cinesi; il "capoclan" lo prende in simpatia poichè il protagonista gli salva la vita in seguito ad un malore e gli affida il compito, ben retribuito, di scortare una donna che trasporta una valigia piena di diamanti. Insieme al collega ed amico Dino intraprendono la missione, ma non hanno fortuna. Una serie di fattori porta allo scontro a fuoco; Franco è costretto a cancellare le tracce della sua presenza sul luogo della sparatoria e fuggire lasciando Dino a terra. Il suo ruolo nel fatto di sangue potrebbe dare una connotazione negativa al personaggio, senonchè, dalla ricostruzione dei ruoli di ognuno tra i coinvolti, apprendiamo che forse è il soggetto più "pulito". Anch'egli lo comprende, districandosi tra ostacoli ed imprevisti - anche grazie all'aiuto della moglie Viviana, una donna calabrese dalla mente semplice ma con le idee chiare - e, alla fine, sceglie di tenere per sè ed i suoi cari - soprattutto i suoi cari, dando per scontato che a breve sarà indagato, se non braccato ed ucciso - l'intero contenuto della valigia. Dai suoi dialoghi e pensieri, espressi anche in un breve messaggio pronunciato via radio al termine del suo ultimo, infernale, turno di servizio, emergono l'amarezza ed il pessimismo; per una vita di onesta dedizione al lavoro, che gli hanno consentito, al massimo, di sopravvivere; per le perdite patite, non ultima quella di Dino; per le difficoltà, le asperità, le delusioni quotidiane. Franco Amore è interpretato da Pierfrancesco Favino. Personaggio in perenne tensione, probabilmente, si trova coinvolto nell'unica vicenda "sporca" della sua carriera proprio a ridosso della pensione. E' costretto a pensare rapidamente, agire d'istinto e con coraggio, con la consapevolezza che per lui comunque non finirà bene. L'aiuta nelle scelte la moglie Viviana (Linda Caridi). Cosimo, avido ed avvezzo all'inganno, è impersonato da Antonio Gerardi. L'ambientazione è urbana - strade e palazzi della città di Milano fanno da sfondo al racconto - e notturna. L'oscurità che accompagna l'ultimo turno di notte del protagonista ha anche un valore simbolico. Ben si coniuga con le modalità operative dell'imprenditoria cinese descritte nel film; o con i rapporti tra carabinieri e malavita; con le modalità d'indagine della magistratura; con l'indifferenza delle persone in transito nei pressi della sanguinosa scena del crimine. Il ritmo non è sostenuto; la durata poteva essere probabilmente inferiore. Ciò, insieme alla prevedibilità dell'epilogo, ed una certa inverosimiglianza di alcuni dettagli - il lungo confronto sulla tangenziale prosegue incredibilmente indisturbato sino alla peggiore delle conclusioni - può far vacillare l'interesse di qualche spettatore. Non il mio, tuttavia, poichè ho apprezzato l'opera, ambiziosa il giusto e ben interpretata da Pierfrancesco Favino. Il regista "implementa" nel suo thriller elementi tipici del noir, portando in scena un racconto in cui non ci sono "buoni" o vincenti; solo colpevoli, anche solamente di essere tanto stanchi da non essere più in grado di vedere la retta via.

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