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Il ragazzo e l'airone

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Il ragazzo e l'airone

di marcopolo30
9 stelle

L'ultima fatica dell'ottantaduenne Hayao Miyazaki è un film affascinante e avvolgente. Sono due ore di viaggio surreale e meraviglioso nei meandri del cervello del Maestro dei Maestri. VOTO: 9

Per la serie: i bambini già lo sanno! Da quando mio figlio Federico ha compiuto 4 anni ho ricominciato ad andare con una certa regolarità al cinema. A vedere quasi esclusivamente cartoons, ça va sans dire. E bene, nella nostra ultima visita a un multisala v'erano programma tre film papabili: “Wish”, “Il ragazzo e l'airone” e il remake di “Willy Wonka”. Davo per scontato che mio figlio avrebbe scelto “Wish”, l'opera -vituperatissima- realizzata dalla Disney per celebrare i suoi gloriosi cent'anni di attività. Era fra i tre quello che non solo in teoria avrebbe dovuto interessare di più un bambino della sua età, ma anche quello più pubblicizzato. Io lascio sempre scegliere lui e così ho fatto anche questa volta. E lui ha scelto Miyazaki. Gli ho chiesto se fosse sicuro, che magari poteva essere un po' troppo complesso, che magari “Wish” era più semplice. Ma lui ha insistito e io che già ero rassegnato a un bolso pippone Disney ho invece così avuto modo di assistere all'ultimo film del Maestro dei Maestri dell'animazione. Ero sicuro che dopo una mezz'oretta Fede avrebbe iniziato a distrarsi, magari anche a 'suggerire' di andar via anzitempo. E invece niente: lo guardavo rapito, affascinato dalle immagini che scorrevano via, magnifiche, sul grande schermo per oltre 120 minuti, minutaggio decisamente impegnativo per un bambino di cinque anni. Ogni tanto mi chiedeva numi su qualche snodo della trama particolarmente complesso, che io cercavo di riassumere in maniera super-stringata ma che ci sono comunque costati un buon numero di 'shush' da parte dei vicini (dove sei, o triste sala semivuota, quando servi?), ma il vederlo così, concentrato, quasi ipnotizzato da una pellicola significa già di suo laurea cum laude per il film. Questo guardandolo con gli occhi di mio figlio. Guardandolo invece con i miei lo 'etichetterei' come film surrealista, come straordinario esempio di surrealismo su celluloide dal quale non vorresti mai distogliere lo sguardo per non perderti quello che ti mostrerà a seguire. E questa -anche questa- è pura magia. È come se Miyazaki fosse riuscito ad aprire il proprio cervello ai visitatori, lasciando che questi, pagando un biglietto, avessero acquisito il diritto ad andarsene liberamente in giro per un paio d'ore tra i circuiti neuronali del Maestro. E questo non è da tutti. Vuoi perché pochissimi ne sarebbero capaci, vuoi perché ancor meno ne avrebbero il coraggio. Sulla qualità dei disegni inutile poi aggiungere alcunché: siamo al top del top, pura poesia, e qualsiasi aggettivo usassi per descriverli risulterebbe banale e inadeguato.

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