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Il ragazzo e l'airone

Regia di Hayao Miyazaki vedi scheda film

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La recensione su Il ragazzo e l'airone

di Eziock
10 stelle

Il ragazzo e l'airone. Alcuni dei significati nascosti che Miyazaki racconta attraverso il suo tipico ermetico linguaggio.

Forse troverete delle critiche sul web che giudicano l'ultimo lavoro di Hayao Miyazaki un po' confusionario e lungi dal classico modello di racconto lineare e comprensibile.

Questo è il giudizio di chi non intende l'immensità creativa Miyazakiana e non ama probabilmente le opere a molteplice chiave di lettura quali sono quelle del regista giapponese che, quasi alla Lynch, ci offre un capolavoro dai diversi contenuti nascosti che una mente aperta e cognitiva non può non riuscire a cogliere.

Mahito è il protagonista che, con l'airone, subito dopo la morte della madre, seppure in modo non molto convenzionale, entra in stretto contatto intraprendendo insieme a lui un viaggio molto particolare attraverso una sorta di Stargate rappresentato da una antica Torre situata nella nuova residenza in cui, con il padre, il ragazzo è andato a vivere.

La residenza è della sorella della madre, Natsuko, alla quale il padre si era legato sentimentalmente dopo la perdita della moglie. La storia continua e si sviluppa in una lunga serie di eventi strani, onirici, mistici ed iniziatici in cui Mahito vive il suo passato, il suo presente e forse anche una proiezione del futuro ma di un futuro che, alla fine, scopre di dover decidere lui stesso. Senza entrare nel merito della narrazione ma soprattutto per non svelare l'epilogo del racconto, quello che affascina nell'opera del maestro Miyazaki è la sottigliezza dei significati nascosti della storia che, ad un occhio ben attento, non possono sfuggire.

Si parte dall’eterno conflitto tra bene e male rappresentato dall'ambientazione in cui la storia si svolge, la seconda guerra mondiale e dalla rappresentazione di un "Signore della pietra" (il prozio della madre di Mahito che abitava, in passato, la Torre) che sembra combattere contro se stesso per contrastare un mondo di malvagità probabilmente rappresentano dal Regno dei Parrocchetti con i quali egli aveva un accordo non ben precisato.

Da qui l'esigenza di questo "Dio/Elohim/Anunnaki" (a voi la scelta) di chiamare a se un proprio discendente di sangue (proprio il ragazzo) per fargli proseguire il suo lavoro di mantenimento degli equilibri tra bene e male.

Qui entra in gioco un'altra affascinante chiave di lettura che eleva il ragazzo a figura messianica poiché è fondamentalmente un puro di cuore, laddove si intravede una velata speranza del prozio di ricostruire un mondo migliore basato sul bene e sull'onestà. Ma la battaglia tra il bene ed il male, non essendoci alcuna certezza della superiorità di un presunto Dio buono e misericordioso, insiste imperterrita dimostrando ancora una volta che il male esiste, è sempre esistito ed esisterà per sempre perché il nostro è un mondo senza Dei e ben lontano dalle assurde teologiche invenzioni.

La pellicola continua a snocciolare significati nascosti toccando anche teorie di probabili antichi visitatori alieni che potrebbero addirittura sfociare nella stessa figura del prozio di Mahito il quale avrebbe abitato una Torre che pare sia venuta dal cielo (era uno Stargate impiantato sulla terra da una antica civiltà extraterrestre atterratavi?) per poi sparire nel nulla.

La teoria di un Dio alieno non è del tutto nuova. Proprio la Bibbia descrive vicende simili sul conto dei profeti Elia, Ezechiele e Mosè. È noto che questi personaggi biblici non solo parlavano faccia a faccia con il loro Elohim (Dio?) ma ad un certo punto della loro esistenza sono letteralmente spariti poiché andati con gli Elohim (Dio?).

Fatto sta che il prozio di Mahito, sparito dalla terra, regnava nel mondo sconosciuto della Torre decidendo sulle sorti della vita terrena. Si può sparire facilmente dalla terra se si abbraccia l’ipotesi che quel Dio/Elohim/Anunnaki veniva dal cielo a bordo di un’astronave o di un disco volante proveniente da una civiltà extraterrestre, la stessa che aveva impiantato la Torre sulla terra. Diceva una delle vecchiette domestiche che nessuno sapeva chi l’avesse costruita, era venuta dal cielo.

Un'altra affascinante e nascosta pseudo verità è la reincarnazione delle anime che Miyazaki rappresenta nei Warawara i quali, con sempre più difficoltà, riescono ad andare in superficie per rinascere in qualche nuovo corpo. Questo in quanto insidiati quando dai pellicani quando dalla carestia nel procacciamento del cibo.

In realtà l'allegoria rappresentata da Miyazaki altro non è che una profonda riflessione sullo stato dell'arte della nostra esistenza terrana sempre più minacciata da guerre e carestie e vieppiù lungi dall'incoraggiare la procreazione in un mondo che non regala soddisfazione alcuna.

Ma i messaggi nascosti che il regista sottende sono ancora tanti come, ad esempio, quello legato alle figure delle vecchiette domestiche di Natsuko che rappresentano le custodi della sapienza e le protettrici dei segreti.

Qui Miyazaki gioca anche la carta dell'esoterismo proponendo un parallelo tra stregoneria e medianità per esempio ponendo, a protezione di Mahito durante il sonno nella torre, le stesse vecchiette sotto forma di statuette, quasi a simboleggiare una sorta di Golem simbolo di un’ennesima esigenza umana di devozione verso esseri superiori che in cambio di offerte garantiscono la propria protezione. Un’ennesima sottigliezza salta all’occhio del fine pensatore quando ci si domanda come mai Kiriko (di cui parleremo più avanti), mentre Mahito è vegliato dalle statuette/vecchiette durante il sonno, raccomanda al ragazzo di non toccarle. La risposta non è affatto scontata in quanto non viene data una spiegazione ma, se pensiamo che Kiriko è una delle vecchiette rimasta intrappolata nella Torre con Mahito, potremmo immaginare che abbia messo le statuette, dopo una specie di rituale fatto ad hoc e lontano dagli occhi dei Parrocchetti, a protezione del ragazzo.

Ore se questi le avesse toccate, probabilmente il Re dei Parrocchetti avrebbe avvertito la loro presenza protettrice e ne avrebbe preteso il sacrificio di una di loro. Kiriko e Mahito stesso non lo avrebbero mai permesso.

Si, perchè di queste offerte ne vediamo palese esempio nel modo in cui Miyazaki rappresenta il mondo dei Parrocchetti che vivono nella Torre. Sudditi devoti al proprio Re, sono pronti a giustiziare Mahito e fare sacrificio della povera Himi.

È un meraviglioso connubio del passato che convive con il futuro in un presente immaginario. 

E’ poesia, sogno e realtà che fusi insieme creano il mondo che non c’è ma che vorresti viverlo tutto d’un fiato, senza ma e senza perché.

E l'airone, in tutto ciò, chi è e cosa rappresenta? Aver riservato al titolo lo spazio per l'airone non è una casualità. Il suo ruolo diventa fondamentale perché rappresenta la guida che, con Dantesca memoria, permette a Mahito di attraversare la barriera del sovrannaturale.

E’ il bizzarro Angelo per mezzo del quale il ragazzo può raggiungere la vita nascosta della Torre, può capire quale è il suo ruolo in quel viaggio che già da subito realizza di dover intraprendere. Guida spirituale ed Angelo salvavita, l’airone è anche questo, forse non del tutto di propria volontà ma è costantemente impegnato a vegliare sul ragazzo proprio come nel nostro mondo è usanza credere che i morti (ormai presenze disincarnate vaganti in una dimenzione a noi sconosciuta), guidino i nostri passi e ci preservino da terribili destini malvagi.

Ma veniamo ora ad una figura che ad un certo punto del racconto sbalordisce ed infonde una certa dose di coraggio e tranquillità nell’animo turbato del povero Mahito. E’ proprio lei, Kiriko. Chi è Kiriko?

Una delle vecchiette domestiche che abitano da sempre nella casa di Natsuko (a volte rappresentate come bigotte sostenitrici delle verità che le religioni impongono nella psiche umana per esercitare il proprio potere - ma questo è un altro significato nascosto di cui non parleremo) è proprio Kiriko. Quella che, con Mahito, si trova ad attraversare i meandri del tempo nella Torre proibita proprio quando i due vanno in cerca di Natsuko che, in preda alle doglie della sua prossima gravidanza, era sparita dal mondo terreno.

Ne rimangono catturati entrambi ma mentre il ragazzo rimane presente nel racconto, Kiriko sparisce dalla scena per poi riapparire sotto forma di giovane vogatrice profonda conoscitrice del mondo oltre il cancello della morte.

Con destrezza solca i mari e sfida le onde per sfoggiare conoscenza di un mondo che Mahito non comprende. Allora si capisce che lei, la più intraprendente delle vecchiette della residenza terrena, in un’altra vita svolgeva un ruolo di prestigio e forse di potere che le permetteva di fronteggiare le situazioni più impervie. E’ lei forse la prescelta dal maestro Hayao al ruolo di preservatrice della conoscenza dell’esistenza di popoli antichi che millenni fa governavano la terra? L’esperienza e la conoscenza sul campo come anche l’interazione con esseri dotati di strani poteri (ad esempio Himi), ne confermerebbero l’ipotesi.

Una gerarchia illustrativa dove il regista si sbizzarrisce con chiari riferimenti a mondi passati popolati da antiche civiltà che molto probabilmente non si trovavano sulla terra ma, in qualche modo, vi si erano impiantati.

Un indizio a supporto di questo ipotetico significato nascosto è rappresentato dalla fonte di potere che custodiva il prozio di Mahito: la pietra. Perché la pietra? Vuole essere questo un velato riferimento ai megaliti ritrovati sulla terra di cui non si conosce ancora oggi l’origine né la paternità costruttiva? I Menhir, Stonehenge e le piramidi, possono essere considerati un significato recondito di ciò che il potere della Pietra del regno della Torre rappresentava? Anche questa è una delle mille interpretazioni che la mente geniale di Hayao Mihazaki lascia decidere a noi spettatori.

E noi assistiamo, in ogni sua opera, a tutte le meraviglie provenienti dalla sua “città incantata”, forse il suo mondo.

Le porte del tempo. Nei corridoi stanti da qualche parte nel regno della Torre, là dove i Parrocchetti malvagi perpetravano i loro rituali, vi erano delle porte. Ancora una volta, guide d’oltre la vita (in questo caso Himi) sapevano che ogni porta era un passaggio ad un’altra vita, Mahito doveva prendere quella del presente mentre Himi quella del passato. Attraverso le porte si accedeva al mondo congeniale che permetteva la continuazione del cerchio della vita. Himi aveva il potere di dominare il fuoco e la madre di Mahito era morta a causa di un fortissimo incendio avvenuto nel suo ospedale. Tutto torna, il significato del fuoco che viene controllato nel mondo passato ma che provoca la morte della stessa Himi reincarnata nella madre di Mahito, assume un valore importante nel mostrare come le antiche civiltà che popolavano la terra avevano poteri che oggi ci sono sfuggiti di mano e che il nostro popolo non controlla più. Così come un tempo Himi controllava il fuoco, la madre di Mahito (la reincarnazione di Himi) non è stata più in grado di controllarlo e ne ha subito la morte.

Queste porte, questa sorta di buchi neri che conservano la memoria del passato, riservano l’ultima sorpresa della nostra affascinante disamina dei principali significati nascosti di questa fonte inesauribile di valutazioni ed interpretazioni che sono, comunque, sempre aperte ad ogni possibile soggettivismo individuale.

Ritorno al presente. Attraverso una delle porte della Torre, si torna alla vita reale, al presente. E qui colpisce il fatto che i Parrocchetti, prima giganti e malvagi, ritornano ad essere i piccoli e buoni pappagallini di compagnia che tutti conosciamo.

Erano stati trasformati dalla cattiveria del mondo? In un mondo di libera azione quale è quello che regna nella Torre, è possibile che ogni perversità o cattiveria terrena sia stata trasferita ai personaggi caricandoli della aberrazione e della crudeltà di una società moderna ormai irrimediabilmente contagiata? Ci vuole dire questo Hayao Miyazaki? Ci vuole avvisare che perseverando in un modus operandi zeppo di abominio presto tutto sarà come vivere in un incubo, quello che regna nella Torre? Che il confine tra il bene ed il male sarà talmente sottile che nessuno potrà più distinguerlo? Forse stiamo arrivando al termine della vita e non ci accorgiamo che questo termine è in realtà il ritorno dell’inizio? Chi lo sa, forse i Warawara rappresentano la chiave di lettura di questa intricata vicenda di vita. In fondo i Warawara siamo noi, sempre noi, in ogni epoca ed in ogni età.

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