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Oppenheimer

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Oppenheimer

di alan smithee
8 stelle

Con Oppenheimer, un ispirato Nolan dirige un film-macigno (nel senso positivo del termine) che ricorda molto, non solo a livello estetico, lo stile granitico di Oliver Stone ogni volta che il regista di Platoon si è impegnato a rappresentare le ipocrisie e i loschi affari di una nazione paladina della libertà, ma piena di contraddizioni.

locandina

Oppenheimer (2023): locandina

CINEMA OLTRECONFINE 
"Sono diventato la morte".
La fissione nucleare avviene tramite la manipolazione dell'atomo, secondo un procedimento intuito e portato avanti con ardore dal fisico Robert Oppenheimer, che, per ironia della sorte, si trovò ad essere parte centrale di un procedimento scientifico di fatto non molto dissimile alla manipolazione che trasformò lo stesso scienziato da salvatore della patria, in quanto principale artefice della fine della Seconda Guerra Mondiale dopo il lancio delle due testate nucleari in Giappone, al più infimo dei traditori della patria.
Tutto questo in nome e per conto di una nazione che si proclama paladina delle libertà, ma che si è anche spesso rivelata e distinta come un epicentro di contraddizioni, di scandali organizzati ad arte, e di intolleranze basate su preconcetti e false macchinazioni.
Il film di Nolan, girato con la consueta maestria tecnica, si contraddistingue per una narrazione disposta su più basi temporali in grado di intersecarsi e distinguersi tramite le evidenti mutazioni legate all'età del protagonista (un Cillian Murphy stratosferico che, senza l'ausilio di un trucco particolarmente vistoso, riesce a rendersi perfettamente credibile sia come giovane promettente e dotato scienziato, sia come cinquantenne consumato dal rimorso e infangato da accuse infamanti).
E tramite un alternarsi del colore al bianco e nero, che non segue affatto l'excursus temporale, altrimenti sin troppo prevedibile, di una vicenda tribolata lunga quasi quanto una vita umana.
Anzi, a voler cercare una regola che alterni l'utilizzo dei due stili, si potrebbe azzardare che il bianco e nero serva per descrivere gli intrighi politico spionistici che la costruzione del congegno ad implosione richiede. ("Tu non sei più un fisico Robert. Sei diventato un politico".) Il colore appare più predisposto invece alla parte attiva deficata al processo di creazione della bomba ad idrogeno tra i deserti ed i segreti velati in mezzo alla aridità di Los Alamos.

Cillian Murphy

Oppenheimer (2023): Cillian Murphy

Cillian Murphy

Oppenheimer (2023): Cillian Murphy

"-L'algebra è come la musica. Non importa come la si suona, ma come la si sente. Lei la musica la sente Robert?
-Si la sento signore".
Con Oppenheimer ci troviamo di fronte, ancora una volta e ben più lucidamente che nel precedente e dispersivo Tenet, dinanzi ad un cineasta davvero molto ispirato, perfettamente a suo agio nel dirigere un film-macigno, inteso nel senso completamente positivo del termine, che ricorda molto, non solo a livello estetico, lo stile granitico ed inossidabile di Oliver Stone ogni volta che il regista di Platoon si è impegnato a rappresentare (si pensi a JKF Un caso ancora aperto, o a Nixon - Gli intrighi del potere, ma anche se vogliamo allo Spike Lee di Malcolm X) le ipocrisie e i loschi affari di una nazione paladina della libertà, ma piena di contraddizioni.
"Sig. presidente, ho la sensazione di avere del sangue sulle mie mani..."
Quando Christopher Nolan chiama, ogni interprete, anche star al livello di Matt Damon, risponde alla chiamata anche per interpretare un ruolo non da protagonista.
Il cast di Oppenheimer è stratosferico, contando su interpreti come Cillian Murphy, Emily Blunt, Matt Damon, Robert Downey Jr., Florence Pugh, Josh Hartnett, Casey Affleck, Rami malek, Kenneth Branagh, Benny Safdie, Matthew Modine, Tom Conti (interpreta Albert Einstein), Dane DeHaan, Alex Wolff, Jason Clarke, Alden Ehrenreich, Tony Goldwvn, Gary Oldman (il presidente Truman)e molti altri ancora.

Robert Downey jr.

Oppenheimer (2023): Robert Downey jr.

Cillian Murphy

Oppenheimer (2023): Cillian Murphy

Certo nessuno, tranne che un gigantesco Cillian Murphy, alla sua quinta collaborazione con Nolan, ma già interprete apprezzato da registi del calibro di Loach, Neil Jordan e Danny Boyle, riesce a risultare fondamentale per un film a tal punto complesso e corale, e la riuscita completa di Oppenheimer, al di là della perfezione tecnica ancora una volta mirabile, deve inevitabilmente annoverare tra i suoi ingredienti di punta l'interpretazione di un attore da sempre straordinario, ma mai così determinante e ispirato. 
Gli occhioni sgranati dall'incredulità che ispira positività nel momento delle intuizioni giovanili, e delusione ed amarezza nel momento del rimorso e del processo che lo vede come principale destinatario di gogna mediatica e processuale, sono l'evidenza più genuina ed emozionante di un film complesso, talvolta anche un po' rigido nella sua impeccabilità, che si sforza di capire l'uomo nella sua piccolezza che si spinge a sfidare le leggi dell'universo per placare la sua sete di conoscenza.
Per questa sua straordinaria, indimenticabile interpretazione, che percorre una vita fatta di entusiasmi (anche la crisi coniugale che fa seguito ad una vita in famiglia che appare come un totale fallimento. "Siamo due mostri di genitori") e di cocenti delusioni rappresentate dal bravo attore con lievi ma studiate sfumature, e senza mai eccedere in tentazioni a strafare, non è per nulla azzardato ritenere che l'ispirato attore irlandese possa aggiudicarsi le più eccelse nomination ai futuri premi ufficiali internazionali, e magari anche qualcosa di più. 
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