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Tre Sorelle

Regia di Enrico Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Tre Sorelle

di marcopolo30
1 stelle

Enrico Vanzina realizza la più tipica (e modesta e demodé) delle commedie ma la cosparge di casuali citazioni letterarie, Tolstoj primo fra tutti, che ottengono come unico risultato quello di dare un tocco ostentatamente finto-colto a una sceneggiatura debolissima. VOTO: 1

Compiuti i 70 anni, Enrico Vanzina si è buttato in full immersion nella lettura dei classici della letteratura. E ci tiene a farcelo sapere. Ed ecco che il suo secondo lungometraggio post-Carlo si intitola come il celebre dramma di Cechov, si apre con un aforismo preso in prestito da Conrad e ci informa, a mezzo odiosissima voce off (di Luca Ward), che più che a Cechov le vicende a cui stiamo per assistere dovrebbero farci pensare a Tolstoj. Non male. Nemmeno Mike Bongiorno in un'ipotetica puntata a tema letteratura dei suoi telequiz sarebbe riuscito ad ammassare tre nomi di cotanta caratura nello spazio di pochi secondi. E Tolstoj e i suoi scritti tornano peraltro innumerevoli volte, più o meno a casaccio, durante i 90 minuti successivi. Il plot di questa n-sima evitabilissima commedia Made in Vanzina ruota attorno a due sorelle -appartenenti ovviamente all'alta società- alle prese con problemi matrimoniali, che decidono di passare le vacanze insieme in una splendida villa al Circeo. A loro si aggiunge dapprima una massaggiatrice venezuelana anch'ella mollata dal fidanzato, quindi la terza e più giovane delle sorelle, rinomata zitella, accompagnata a sorpresa da un bellone con fisico scolpito che spaccia per suo amante ma che in realtà si scoprirà gay (wow, che intuizione originale, Enrico!). Vanno poi a far mucchio uno scrittore (e aridaje!) incapace di tenere il proprio canarino in gabbia, un sedicente armatore, un dodicenne grassotello innamorato della massaggiatrice venezuelana di cui sopra, un nonno piacione che parla con voce impostata (e in effetti è lo stesso Luca Ward, già voce narratrice fuori campo, cosa alquanto grottesca) che raccomanda la lettura di Tolstoj, scrittore che, effettivamente, è un vero carneade, un autore underground e che ha quindi davvero bisogno di tale 'spintarella'. Comunque, citazioni letterarie invadenti e massa informe di personaggi a parte, il tutto si risolve in una serie di equivoci già visti mille volti e nella non meno abusata e stereotipata dicotomia uomo-figlio-di-mignotta(ma-comunque-simpatico)-donna-ingenua. Il cast è decisamente eterogeneo, con Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Chiara Francini, Rocio Muñoz (moglie di Raoul Bova, nella vita reale), la rediviva Nadia Rinaldi, l'ex campione olimpionico di nuoto Massimiliano Rosolino, Luca Ward... insomma, un casting che sembra realizzato un po' in stile “chi vuol partecipare?”. Non si salvano neanche le musiche, opera di Umbertone Smaila, sedicente compositore che notoriamente sta però a Ennio Morricone e Nino Rota come l'aceto sta al Dom Perignon. Chiudo con una delle posticce massime che Vanzina ci regala in questo film: “Leggeteli i libri, contengono tutto quello che vale la pena conoscere della vita”. Ecco, sarebbe d'uopo che Enrico, nel corso di queste sue letture, incappasse finalmente in una massima del tipo “Se hai 73 anni ed esaurita è l'ispirazione, goditi la pensione anziché togliere lavoro a qualche giovane autore”. Tolstoj, diglielo tu!

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